In occasione del recente Outdoor Festival di Saluzzo è stato presentato il volume “Terre del Monviso. Scenari strategici per un territorio metromontano”, che presenta i risultati di una ricerca sviluppata nell’ambito della collaborazione tra il Politecnico di Torino e il Comune di Saluzzo. Il lavoro è stato svolto dal Future Urban Legacy Lab insieme all’Istituto di Architettura Montana, con il coordinamento scientifico di Antonio De Rossi, Loris A. Servillo, Marco Del Fiore, Mauro Fontana.
Sin dal suo emergere intorno all'anno Mille - spigano i ricercatori - il Marchesato di Saluzzo è stato un territorio costruito sull'intreccio di alte pianure e montagne, innervato in quel sistema di valli in cui si localizzano i principali centri urbani e molte delle attività manifatturiere. Una terra di confine attraversata da lingue e parlate diverse crocevia di influenze culturali francesi e italiane, da sempre al centro di scambi culturali e commerciali. Questo spazio ha mantenuto nei secoli la sua riconoscibilità che è emersa più volte anche dopo la fine del marchesato; un territorio policentrico malgrado la presenza di un centro di rilievo come Saluzzo, certamente metromontano, per riprendere una definizione di questi ultimi anni, nata per superare la contrapposizione tra urbano e rurale, tra pianure e montagne, al fine di favorire forme sempre più necessarie di collaborazione e interdipendenza tra le diverse parti territoriali. Le Terre del Monviso in questi ultimi anni hanno lavorato molto per costruire una nuova e rinnovata identità territoriale. Il progetto europeo Alcotra “Terres Monviso”, il percorso per la candidatura a capitale italiana della cultura 2024, la vittoria del finanziamento per le Green community sono tasselli che perseguono il medesimo senso obiettivo della coesione e della cooperazione territoriale.
Gli autori della ricerca ritengono che il lavoro elaborato in questi anni dalle Terre del Monvise abbia superato una fase precedente in cui la questione dello sviluppo veniva a coincidere con i soli temi della valorizzazione delle risorse locali, del marketing territoriale turistico, per divenire invece un vero e proprio progetto di abitabilità dei luoghi. Un progetto capace di mantenere e potenziare le vocazioni economiche e culturali esistenti ma anche in grado di rimettere al lavoro spazi come quelli delle Valli nell'incrocio tra nuova visione produttiva e sostenibilità. Da questo punto di vista le Terre del Monviso stanno provando a delineare un percorso dei caratteri nuovi, in parte inediti, ponendo al centro valori come quelli della coralità delle scelte, dell'integrazione dei progetti, dello sviluppo coniugato alla sostenibilità e all'equità. La prima parte del volume illustra una notevole quantità di dati socio demografici relativi alle infrastrutture, al welfare, alla mobilità, al turismo, alle risorse culturali, alla residenzialità, all'agricoltura, al sistema imprenditoriale. Questi dati sono la base delle analisi e della elaborazione degli scenari successivi che costituiscono la seconda parte del volume, in cui si delineano le possibili strategie azioni per alcune tematiche prioritarie che fanno riferimento a 5 possibili immagini di territorio: il territorio del welfare e dei servizi territoriali, quello della mobilità interconnessa, il territorio del turismo e della cultura, il territorio della qualità dell'abitare, e il territorio della produttività e dell'innovazione.
Balza agli occhi, leggendo il volume, la scelta di focalizzare l’attenzione della ricerca sulle valli Varaita e Po, lasciando un po’ in secondo piano le altre valli che hanno aderito alle “Terre del Monviso”: Maira, Grana e Stura. Soltanto una piccola parte dei dati e delle analisi riguarda queste tre valli. Il capitolo dedicato alle risorse culturali e turistiche, ad esempio, prende in considerazione soltanto Saluzzo, Valle Varaita e Valle Po. Ma anche nei capitoli successivi l’area di interesse resta limitata a questi territori. Questa limitazione territoriale si ripropone nella seconda parte del volume, “Scenari strategici e azioni” che guarda soprattutto a Saluzzo e al suo territorio tradizionale di riferimento, molto poco all’area più vicina a Cuneo. Forse lo studio sarà integrato da ulteriori ricerche nelle valli Maira, Grana e Stura. Forse l’asse Dronero-Caraglio-Borgo San Dalmazzo (con le relative valli) viene considerato come un secondo polo all’interno delle Terre del Monviso, con caratteristiche diverse dall’area più tradizionalmente riconosciuta come saluzzese. E’ pur vero che ai tempi del glorioso marchesato Dronero aveva il rango di una “vice-capitale” con importanti funzioni amministrative.
Tra le proposte/azioni elencate nella seconda parte della ricerca alcune sono particolarmente interessanti: il centro di ricerca per l’economia circolare, le strutture sanitarie di prossimità, i centri di aggregazione giovanile, il potenziamento delle Porte di valle, il social housing, i centri multiservizio. L’incubatore per imprese sociali e imprese montane.
Per quanto riguarda le azioni della cultura è più accentuata la focalizzazione della ricerca solo su Saluzzo e immediati dintorni: le iniziative, le reti di produzione culturale, i grandi eventi presi in considerazione sono soltanto quelli di Saluzzo e Ostana. Un ambito in cui sarebbe stata utile, invece, una visione più allargata e dettagliata.