Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni:
Il Piemonte ha nominato un commissario regionale per l’emergenza sanitaria dei cosiddetti “migranti della frutta”. È ufficialmente emergenza quindi. È un primo passo, ma non basta!
Come sindaci rigettiamo ogni responsabilità come autorità sanitaria locale perché non riscontriamo i presupposti previsti nel TUEL: non c’è alcuna imprevedibilità, da mesi infatti segnaliamo il pericolo con varie lettere formali e da anni sopperiamo ad una situazione non adeguatamente regolamentata.
Chiediamo un commissario ad acta che faccia da raccordo tra gli aspetti sanitari, di sicurezza e logistico-organizzativi sul tema delle persone senza fissa dimora, di cui una parte dei lavoratori stagionali agricoli sono una fattispecie.
La stessa Regione Piemonte, nella lettera di nomina del commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, riconosce la natura sovracomunale del problema e chiama in causa altri settori (assessorato e direzione alla protezione civile) ed altre istituzioni (Prefettura e Questura) per l’individuazione di un piano operativo generale.
Il mercato del lavoro totalmente liberalizzato mostra la corda, in particolare nel caso di figure a bassa specializzazione e prive delle necessarie relazioni sociali e capacità economiche per provvedere autonomamente all’alloggio, oltre ad esporre le comunità locali a pesi e rischi non più sostenibili, specie con una pandemia in corso.
La grande politica, invece di perdere tempo con sterili polemiche su voucher e/o regolarizzazione, sia concreta e normi finalmente il lavoro stagionale in maniera sostenibile: uniformi i carichi contributivi a livello nazionale ed europeo, regolarizzi gli stranieri troppo spesso sfruttati, incentivi l’assunzione di disoccupati e cassaintegrati, risolva l’emergenza abitativa, crei un unico canale pubblico ed obbligatorio per l’incrocio di domanda ed offerta.
L’attuale sistema di reperimento della manodopera stagionale, ulteriormente minato dall’emergenza delle persone senza fissa dimora con una pandemia in atto, ha costi sociali altissimi ed espone le comunità locali a pesi e rischi non più sostenibili.