A distanza di 48 ore dai problemi verificatisi nell’ex Caserma Filippi, adibita a dormitorio dal Comune di Saluzzo (in collaborazione con la Regione Piemonte) per ospitare gli stagionali della frutta provenienti da fuori città, il sindaco Mauro Calderoni fa chiarezza, ridimensionando le tensioni che si sarebbero verificate e lanciando una stilettata ai giornalisti: "Non ci sono state particolari tensioni. Capisco che chi non vive la situazione direttamente e la legga solo attraverso ciò che viene riportato dai media possa preoccuparsi, ma la situazione è oramai nota a tutta la comunità saluzzese”. Già in quanto anche quest'anno vi sono stati molti arrivi di persone che cercano lavoro nei campi del Marchesato, ma non è certo una novità.
Il primo cittadino saluzzese, intercettato da un nostro cronista, ha fatto un excursus storico. Secondo la sua analisi “Saluzzo è uno dei territori frutticoli più importanti a livello nazionale ed è normale, si ripete dal dopoguerra ad oggi, che nella stagione della raccolta arrivino persone in cerca di lavoro. E’ accaduto con i montanari delle nostre vallate, con i meridionali negli anni 60’-’70, poi ci sono stati flussi dall’est Europa - ha spiegato il sindaco-. Esiste molta manodopera residente a livello nazionale, in particolare negli ultimi tempi è prevalente il flusso di persone africane di origine subsahariana che sono disposte per pochi giorni di lavoro a vivere in condizioni inumane. Arrivati all’ottavo anno di quest’esperienza abbiamo pensato che potesse essere più dignitoso per loro e più accettabile per la nostra comunità predisporre un dormitorio”.
Calderoni bolla come un evento ciclico il fatto che ci siano molti migranti in cerca di lavoro, ma ha le idee chiare su quali sarebbero le soluzioni da adottare: "Oggi la preselezione del personale tra gennaio e febbraio per la raccolta che invece avviene tra giugno e ottobre non è più efficace - spiega -. Il problema è la mancanza totale di regole che ci permettono di fare delle previsioni sui flussi. Noi non siamo in grado di sapere qual è il fabbisogno di manodopera sul territorio, se non empriricamente, e di conseguenza non possiamo impedire che persone con documenti regolari si muovano in cerca di una possibilità di lavoro. Questo manda in crisi sistematicamente ogni sistema e modello di accoglienza che proviamo a mettere in atto, perché non siamo in grado di dimensionarlo. Se ci fossero le liste di collocamento, come avveniva un tempo, la sitauzione migliorerebbe". Un punto di vista interessante che prevederebbe gli arrivi in base alla domanda. La palla passa in mano alla Regione Piemonte e al nuovo Governo Conte. Saranno sensibili all’idea di Calderoni?