Un uomo incensurato di 73 anni, U.C., residente ad Alba si trova ai domiciliari in attesa di essere interrogato dal Gip. Secondo l’accusa effettuava un servizio di trasporto a pagamento a bordo di una Fiat Punto per delle donne albanesi che erano finite nel racket della prostituzione.
L’esecuzione della misura cautelare è avvenuta a opera dei Carabinieri di Canelli, che stamane all'alba hanno anche eseguito l’arresto del vertice del gruppo criminale, individuato in due fratelli albanesi, O.T., 39 anni, e G.T., 45 anni, entrambi domiciliati ad Asti. Nei guai anche due donne schipetare che vivevano con loro: oltre a esercitare il meretricio, coadiuvano i fratelli nell’attività illecita. Su di loro pende l’accusa di rapina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
I fermati erano diventati gestori della “piazza” tra Asti e Alba, ricorrevano a metodi violenti per costringere una decina di donne di nazionalità albanese a prostituirsi su strada ricorrendo al servizio di navetta a pagamento (alle ragazze chiedeva circa dieci euro a giro) svolto dal 73enne albese e a controllare in maniera capillare la spartizione del territorio assegnato alle diverse vittime, poi costrette a corrispondere buona parte dei proventi ai loro sfruttatori.
L’indagine trae origine da un intervento effettuato ad Isola d’Asti nella notte del 17 febbraio di quest’anno dai Carabinieri per un’aggressione patita da una donna che si trovava in strada sulla strada statale nei pressi di località Cimitero. Appena giunti in loco i militari si sono trovati la giovane vittima in evidente stato di shock con segni di lesioni alle gambe, ai polsi e al capo. La giovane, immediatamente soccorsa, ha detto di essere stata aggredita da due connazionali che, dopo averla colpita alla testa con lo sgabello su cui sedeva in attesa dei clienti, veniva rapinata del proprio telefono cellulare per poi essere abbandonata sul ciglio della strada.
Le indagini hanno permesso di risalire ai responsabili e di ricostruire un organigramma composto per l’appunto da cinque persone, quattro albanesi ed un italiano, che a vario titolo si occupavano del reclutamento e dell’avvio sul mercato della prostituzione di giovani ragazze provenienti dall’Albania, assegnando a ciascuna un’area su cui esercitare il meretricio da cui era impedito allontanarsi o sconfinare, pena la ritorsione violenta, traendo poi buona parte dei compensi da queste incassati, non esitando ad infierire fisicamente su di loro nel caso in cui, anche per fattori indipendenti dalla loro volontà (ad esempio condizioni meteorologiche avverse, stato di salute delle vittime), i proventi non fossero ‘adeguati’.
Il gruppo ‘gestiva’ il territorio, collocando diverse donne tra Astigiano e Albese nei comuni di Isola d’Asti, Costigliole d’Asti, Vigliano, Agliano, Monticello d’Alba ed Alba.
Tale racket, che andava avanti dal 2017, come ricostruito dalle diverse violenze patite dalla ragazza albanese che ha denunciato, ha subito una battuta d’arresto a marzo a causa del lockdown, quando i due fratelli hanno fatto rientro in Albania. L’attività investigativa è però proseguita, tracciando gli spostamenti e le conversazioni dei diversi indagati, che ai primi di giugno riprendevano il business illegale.
Gli elementi investigativi raccolti, corroborati da attività tecnica d’intercettazione telefonica, servizi di pedinamento e localizzazione tramite sistemi GPS sulle autovetture in uso agli indagati, convergevano sull’individuazione del gruppo gravemente indiziato di rapina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, tanto da convincere il Tribunale di Asti – Sezione GIP –, in base a “un quadro probatorio nitidissimo”, ad emettere ordinanza applicativa di misure cautelari coercitive personali.
All’alba, di oggi, mercoledì 23 dicembre, la Compagnia Carabinieri di Canelli ha individuato nelle loro abitazioni nell’astigiano e ad Alba i cinque indagati. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati circa duemila euro in contanti ritenuti proventi delle attività illecite.