Un caso di legittima difesa, come il tragico scherzo che portò alla morte il giocatore della Lazio Luciano Re Cecconi nel 1977. L’avvocato di Mario Roggero, Dario Bolognesi, riporta alla memoria uno dei fatti di sangue più noti nella storia italiana, per spiegare ciò che accadde due anni fa nella gioielleria di Grinzane Cavour.
Il calciatore Re Cecconi, entrato in una gioielleria romana insieme a due amici, fu colpito a morte dal titolare dopo aver simulato per scherzo una rapina. Il suo assassino, arrestato, fu assolto pochi giorni dopo per “legittima difesa putativa”: aveva reagito a una situazione di pericolo, non potendo immaginare che quel pericolo in realtà non esistesse. Per la difesa del 69enne gioielliere di La Morra, titolare di una storica attività commerciale a Gallo di Grinzane fin dal 1980, anche Roggero sparò sulla base di un errato convincimento:
“Roggero pensava di doversi scontrare ad armi pari per liberare la moglie dalla stretta dei rapinatori” sostiene l’avvocato,
riprendendo le dichiarazioni rese dell’imputato.
Quattro i colpi di pistola, esplosi in rapida successione nel parcheggio di fianco all’uscita di servizio della gioielleria, contro l’auto dei malviventi. Il primo era andato a vuoto, il secondo e il terzo avevano colpito a morte
Giuseppe Mazzarino e
Andrea Spinelli, il quarto aveva ferito a una gamba l’autista della banda,
Alessandro Modica, unico a mettersi in salvo. Poi la drammatica sequenza dell’inseguimento a piedi di Spinelli, già agonizzante ma ancora in grado di trascinarsi fino alla via principale della frazione, per un’altra manciata di secondi. Roggero, dice il suo difensore, non è
“il giustiziere” per cui il pubblico ministero Davide Greco
ha chiesto quattordici anni di carcere:
“Non è vero nulla in questa immagine del killer, della persona che vuole vendicarsi e si fa giustizia da solo”. Nel video, sottolinea l’accusa, lo si vede passare proprio di fianco a sua moglie, prima di rincorrere i rapinatori fuori dal negozio. Come poteva non sapere, allora, che sua moglie era già al sicuro?
“Non ho quel fotogramma in testa” ha risposto lui. Ma anche la donna dice di non ricordare di averlo visto passare.
Soprattutto, afferma l’avvocato Bolognesi, non è vero che lui sapesse che i rapinatori non erano più armati, come argomenta la pubblica accusa: “Spinelli aveva la pistola nella mano sinistra, Mazzarino aveva almeno il coltello e lo stesso Modica avrebbe potuto avere un’arma da fuoco e forse l’aveva”. Tra le altre cose, il gioielliere disse infatti di aver intravisto due pistole: “Per quanto ne sappiamo, potrebbe averla gettata nel momento in cui si è dato alla fuga. Quello che conta è che Roggero non aveva motivo di non temere che tutti e tre i rapinatori fossero armati. Per questo ha sparato quattro colpi, in rapida successione, attorno alla macchina”. Una sequenza immortalata dalle telecamere in tre secondi esatti, non di più. A smentire la tesi della Procura che la pistola fosse coperta dalla custodia dei gioielli, dunque non visibile, concorrerebbero i verbali dei carabinieri: quell’arma si sarebbe rivelata essere un giocattolo ma, rileva ancora la difesa, le vittime della rapina non potevano saperlo. Sulla canna era stato apposto un nastro nero proprio per mascherare il “tappo rosso”: “Impossibile distinguerla da una vera Glock, lo dice il consulente del pm”.
Un altro aspetto centrale nelle perizie è lo stato di salute mentale di Roggero al momento dei fatti. Tre periti su cinque, i due della difesa ma anche lo psichiatra nominato dalla Procura, propendono per la parziale incapacità di intendere. I consulenti del Tribunale di Asti invece no ma perfino loro, rileva il difensore, affermano che il gioielliere “può interpretare le circostanze in modo poco condivisibile e poco aderente alla realtà”, se sottoposto a un improvviso stress emotivo. “Tutti gli psichiatri hanno rilevato tratti di personalità disarmonici in Roggero, parlando di ‘rigidità’ e aspetti riconducibili a una personalità paranoide”: tutta colpa, dice l’avvocato Bolognesi, della violenta rapina subita nel 2015. “Uno spartiacque nella vita psichica di Roggero” afferma il legale, sulla scorta delle perizie ma anche delle dichiarazioni della moglie: “Mio marito non è più stato lui, non siamo mai riusciti a superarla quella rapina”.
Il sostituto procuratore Greco, al termine dell’udienza, ha formalizzato la rinuncia alle repliche. Il prossimo 4 dicembre la Corte d’Assise si riunirà per l’ultima volta per la camera di consiglio e la sentenza.