Nella mattinata odierna, a conclusione di articolata attività d’indagine condotta dai militari della Compagnia di Canelli e diretta dalla Procura della Repubblica di Asti, sono state eseguite sette ordinanze di applicazione di misura cautelare, emesse dal locale Tribunale. Le accuse sono di furto, ricettazione e riciclaggio di macchine operatrici di ingente valore, Caterpillar del costo di 200 mila euro circa. Il blitz scattato alle prime luci dell’alba, ha visto impegnati più di 50 Carabinieri del Comando Provinciale di Asti collaborati dai Comandi Provinciali di Torino, Cuneo ed Alessandria, nell’ambito di un’ inchiesta coordinata dal Procuratore della Repubblica di Asti, Dott. Alberto Perduca e dal suo Sostituto Dott. Giorgio Nicola.
Le attività investigative, condotte dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Canelli, sono state avviate nel mese di maggio scorso a seguito del furto di una pala gommata Caterpillar 950K avvenuto in Castagnole delle Lanze ai danni di una nota ditta del luogo. I Carabinieri dopo i primi accertamenti si sono messi sulle tracce di un sodalizio criminale specializzato nel furto di grossi mezzi da lavoro, che operava in tutta la zona del basso Piemonte, non solo nella provincia di Asti ma anche in quelle di Torino ed Alessandria. Le indagini condotte con l’ausilio di attività tecniche e riscontri sul territorio hanno consentito di ricondurre la responsabilità dei soggetti su almeno 4 episodi di ingenti furti.
La dinamica era sempre la stessa. Il gruppo dando prova di estrema organizzazione effettuava una serie di sopralluoghi sul cantiere dove aveva individuato il mezzo da rubare, quando i tempi erano maturi forzavano gli ingressi, arrecando molti danni alle strutture e provvedevano a caricare la ruspa su un grosso autoarticolato. Tutto era calcolato nei minimi dettagli compresa la staffetta di auto “pulite” che precedeva e seguiva il convoglio per individuare eventuali posti di controllo delle forze dell’ordine. L’escavatore veniva poi nascosto in capannoni abbandonati spesso in luoghi isolati. All’interno di questi capannoni cominciava la seconda fase e cioè la “ripulitura” del mezzo. Con attrezzature specializzate, venivano ribattuti i telai al fine di dargli una nuova vita e renderli non rintracciabili ad eventuali controlli, talvolta se necessario venivano anche riverniciati. Cominciava così la terza ed ultima fase che era quella di reimmettere il mezzo rubato nel mercato. Gli arrestati avevano sviluppato nel tempo una fitta rete di contatti che gli permetteva senza troppe difficoltà di vendere il mezzo ad acquirenti italiani, una vera e propria sistema criminale che curava con scrupolo ed attenzione ogni fase delle operazioni descritte. Il furto dei mezzi si accompagnava anche alla sottrazione di gasolio compiuto nei cantieri oggetto delle attenzioni. Le perquisizioni consentiva di sequestrare il seguente materiale:
- punzoni alfa numerici per contraffazione;
- 15 apparati radio scanner perfettamente funzionanti;
- 1 skimmer;
- 6 telefoni cellulari;
- 1 carabina aria compressa marca diana di libera vendita;
- 15 cartucce a salve cal. 8;
- 1 carabina giocattolo con cannocchiale priva del tappo rosso;
- 1 pistola a tamburo a salve priva del tappo rosso;
- 1 tirapugni con coltello incorporato;
- 1 giubbotto antiproiettile;
- 1 flessibile portatile;
- 1 avvitatore professionale;
- 5 targhe di veicoli di cui una provento di furto;
- altro materiale utilizzato per la contraffazione ed alterazione dei numeri identificativi di telaio in fase di catalogazione.
Due arrestati venivano condotti presso la Casa Circondariale di Torino, due accompagnati agli arresti domiciliari e tre con provvedimento di obbligo di dimora e presentazione autorità di P.G.