Bastonate tra i filari di Neive, dove un ragazzo africano viene strattonato e colpito con un tondino di metallo. Altre botte in un parcheggio, tra le auto, di fronte agli altri braccianti atterriti.
Il video, diffuso dalla Questura di Cuneo, documenta le violenze di un caporale marocchino, ora ai domiciliari. È
indagato insieme ad altre due persone, un macedone e un albanese, per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Nell’ambito di vicende distinte, a tutti e tre si imputa di aver assunto per paghe da fame immigrati irregolari e non, facendoli lavorare nelle vigne dove si producono i grandi vini delle Langhe, dal nebbiolo al moscato. Paghe da fame, alloggi indecenti e in qualche caso le botte per chi non ci stava.
Una realtà che pone sempre di più il mondo del vino di fronte a un quadro intollerabile. Il “costo umano” del Barolo e degli altri grandi vini era finito, la scorsa primavera, al centro di un’inchiesta condotta da Ottavia Spaggiari per Al Jazeera e rimbalzata sulle testate di tutto il mondo. Ma anche per le forze dell’ordine, adesso, le Langhe sono la nuova frontiera della lotta al caporalato, come Saluzzo dieci anni fa.