I soldi, giurava G.R., sarebbero dovuti servire per combinare un autentico affare: l’acquisto di un escavatore New Holland, di cui un amico imprenditore di Barolo aveva urgente bisogno per la sua attività.
Peccato che dopo l’anticipo di 6mila euro, versati in contanti in due diverse tranches, non se ne sia più saputo nulla. L’imputato, un 63enne nativo di Verzuolo, affermava che quella cifra gli fosse comunque dovuta in pagamento di alcuni lavori che aveva effettuato a casa dell’amico. Quanto all’escavatore, chi si era offerto di venderlo avrebbe cambiato idea non vedendo arrivare il resto della somma.
Una versione ben diversa da quella offerta dalla presunta vittima della truffa, un imprenditore agricolo barolese. L’autore della denuncia afferma che G.R. gli aveva parlato di un’asta giudiziaria e di una somma complessiva di 7mila euro: “Mi diceva di essere in confidenza con il responsabile dell’asta giudiziaria, e che avrebbe potuto seguire tutto per conto mio”. A garanzia di tutto ciò, l’uomo gli avrebbe anche fatto compilare una sorta di ‘autocertificazione’ con intestazioni del ministero della Giustizia e della Procura.
Il pm Rosa Alba Mollo aveva chiesto per l’imputato la pena di un anno e due mesi di reclusione e una multa di 500 euro, tenuto conto delle condanne già subite in passato da G.R. e della continuazione del reato: “Rilevante soprattutto la questione del certificato falso. L’unica persona che avendo avuto problemi con la giustizia potesse disporre di un foglio con una falsa intestazione della Procura era l’imputato, sebbene costui affermi che il documento l’avesse prodotto il suo amico”.
Il giudice Marco Scarabello lo ha condannato a un anno e nove mesi, con la sanzione aggiuntiva di 9mila euro da liquidare alla parte offesa.