Affonda le radici in un contesto di disperazione il delitto di Valerio Pesce, ucciso a 28 anni dal padre Piero nell’abitazione di famiglia a Canelli, in provincia di Asti. Piero Pesce, oggi 64enne, è stato condannato a quindici anni di carcere dalla Corte d’Assise di Asti per il delitto commesso il 23 novembre 2022.
Valerio probabilmente dormiva al momento dell’aggressione, condotta con un coltello. Fino a poche settimane prima aveva gestito una tabaccheria ad Alba, in piazza Cristo Re. L’attività, acquistata con i risparmi di famiglia, era ormai chiusa a causa dei gravi problemi di alcolismo e ludopatia di cui soffriva il ragazzo: si sarebbe dovuto ricoverare in una struttura dedicata, di lì a qualche tempo.
L’altro elemento all’origine della tragedia è la depressione di cui il padre, di professione contabile, accusava i sintomi in forma maggiore. Sulla base di questi elementi la difesa, rappresentata dall’avvocato Carla Montarolo, aveva chiesto il riconoscimento dell’infermità totale di mente e quindi l’assoluzione. I giudici lo hanno riconosciuto solo parzialmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto. Nei suoi confronti, oltre alla pena detentiva, è stato disposto il ricovero per tre anni in una struttura psichiatrica a fine pena.