L’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Laura Deodato, aveva chiesto nove anni e mezzo di reclusione, riconoscendo sia la continuazione che le attenuanti generiche all’imputata. Il gup di Asti Elio Sparacino ha fissato la pena in otto anni di carcere: Stanka Batashka, 36enne bulgara, è responsabile del delitto di morte in conseguenza di altro reato, oltre a due incendi, una rapina armata in abitazione con lesioni a Cossano Belbo e cinque furti in case e negozi nell’Astigiano.
Una sequela di crimini sempre più gravi commessi nel giro di nove giorni, giusto un anno fa, fino al tragico epilogo del 19 settembre. Quel giorno, un martedì, l’ex bracciante agricola appiccò il fuoco all’Ipershop Express di Monticello d’Alba, un negozio di articoli casalinghi lungo la Statale 231, poco oltre Cinzano. Lo scopo era attirare l’attenzione del titolare e delle dipendenti sul rogo e approfittarne per saccheggiare il locale, uscendo indisturbata. Una “tecnica” rudimentale che la Batashka aveva già messo in opera cinque giorni prima nel centro commerciale Il Castello di Canelli, la cittadina astigiana dove risultava domiciliata. Anche lì l’incendio appiccato a un negozio di calzature aveva avuto conseguenze devastanti, coinvolgendo un bar e una farmacia. Ma per puro caso non c’era scappato il morto.
Il titolare dell’Ipershop Express, il 36enne Jie Hu, non sarebbe stato altrettanto fortunato. Padre di tre figli di quindici, dodici e sei anni, il commerciante cinese viveva in Italia da anni: tutti lo conoscevano come “Davide” in negozio e a Santa Vittoria d’Alba, dove viveva insieme alla moglie Suyan, anche lei presente quel giorno. Un uomo discreto e gentile, ben voluto da tutti, che dopo essersi allontanato insieme a tutti gli altri aveva deciso di rientrare in negozio con un estintore: forse temeva che qualcuno fosse rimasto intrappolato tra le fiamme e il fumo, oppure voleva salvare qualcosa. I pompieri lo avrebbero ritrovato senza vita, soffocato dalle esalazioni, solo due giorni dopo. Nel frattempo la Batashka si era allontanata, incurante di tutto, per poi essere arrestata poco dopo.
L’avvocato della famiglia Hu, Ferruccio Calamari, dà voce all’indignazione dei parenti della vittima per la sentenza: “Questa morte è ambigua: le responsabilità sono sicuramente a carico dell’imputata, ma è una situazione che va rivalutata nel suo complesso”. In attesa delle motivazioni del gup, il legale critica la decisione di riconoscere le attenuanti generiche “a una persona che ha commesso in dieci giorni questo genere di reati, dando fuoco a beni per migliaia di euro e mettendo a repentaglio la vita altrui”. “Non solo non ha risarcito nessuno, ma non è rea confessa” sottolinea l’avvocato Calamari: a inchiodare la Bataskha, infatti, erano stati i filmati. Uno, ripreso dalle telecamere del negozio bruciato a Canelli, circolava già da giorni sulle chat degli esercenti cinesi della zona: la ladra piromane era ben visibile in volto.
Alla 36enne è stata riconosciuta la riduzione di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato. Un ulteriore sesto della condanna potrebbe esserle “abbuonato” se la difesa, rappresentata dall’avvocato Maria Montemagno, deciderà di non presentare appello. Oltre a questo ci sono le pene pecuniarie: seimila euro di multa e 70mila di provvisionali in favore delle vittime dei vari reati, per cominciare. La quantificazione esatta dei danni è demandata al giudizio civile, a fronte di richieste delle varie parti civili che ammontano a 2,5 milioni.