Non c’è solo l’inchiesta per corruzione in cui è coinvolto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a far tremare i colossi del porto di Genova. A carico di Aldo Spinelli, l’84enne magnate della logistica ai domiciliari dalla scorsa settimana, c’è anche un’altra indagine riguardante un traffico di rifiuti speciali non pericolosi verso la Turchia, risalente al gennaio del 2020.
L'inchiesta, coordinata dai sostituti della Dda genovese Federico Manotti e Andrea Ranalli, trae origine dal sequestro di 16 containers di rifiuti operato nel maggio del 2021 dai carabinieri del NOE e dall’Agenzia delle Dogane. Stipato nel porto c’era un carico di circa 350 tonnellate, per un valore indicativo di 85mila euro. Si trattava di rifiuti, dichiaratamente costituiti da imballaggi misti, prodotti da una società di Pocapaglia che opera nel settore e che avrebbero dovuto essere ritirati e gestiti da una ditta specializzata di Artogne, nel Bresciano, e solo dopo venire spediti in Turchia. Dagli atti emergerebbe invece che il carico non abbia mai raggiunto il sito bresciano. I documenti, di conseguenza, sarebbero stati compilati in maniera errata per mascherare i reali spostamenti.
Tra le quattro società coinvolte c’è la Spinelli srl, che avrebbe violato le prescrizioni in materia di trasporto di rifiuti. Le accuse, a vario titolo, sono di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, falsità ideologica in atto pubblico con l’aggravante ambientale, trasporto di rifiuti in violazione di prescrizioni e due illeciti amministrativi. Per domani, venerdì 17, è fissata l’udienza preliminare a carico degli otto indagati, tra cui l’ex presidente di Genoa e Livorno: il giudice ha disposto la traduzione, ma Spinelli rinuncerà a presenziare.