Lo scorso 22 marzo, i finanzieri della Compagnia di Bra, in esecuzione di Ordinanza di applicazione della misura cautelare personale di custodia in carcere, emessa dal Tribunale di Asti – Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, ha tratto in arresto in Bra, Frazione Bandito, gli ex coniugi D.I.G. e G.G, indagati per Concorso in circonvenzione di incapace aggravata per aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità e continuata.
La misura della custodia cautelare in carcere è stata emessa dal G.I.P., a seguito di indagini durate mesi e dell’esecuzione di consulenze medico legali sulle presunte vittime del reato, persone anziane sole e facoltose, risultate non più in grado di provvedere a se stesse o comunque di amministrare i propri beni, disposte dalla Procura della Repubblica di Asti.
Erano stati effettuati preliminari riscontri, in particolare, tramite l’Anagrafe Tributaria, il controllo dei Precedenti di Polizia e le risultanze dell’INPS, rilevando sia l’esistenza di numerosi precedenti di Polizia specifici, a carico dei predetti D.I.G. e G.G., sia numerosi atti di vendita con i quali era stato alienato l’intero, cospicuo,
patrimonio immobiliare di due anziani, anche a favore dei presunti autori della circonvenzione.
Segnalate tali circostanze alla Procura della Repubblica di Asti, venivano acquisite sia la documentazione bancaria dei conti correnti e depositi dei due anziani, sia la relativa documentazione sanitaria, nonché informazioni dai medici curanti. Il P.M. di Asti Dott.ssa Donatella Masia, disponeva l’esecuzione di accertamenti medico legali, che confermavano la condizione di incapacità di intendere e volere delle due anziane vittime, sulla basa delle risultanze della documentazione sanitaria per la donna deceduta ed anche a seguito di visita specialistica per il fratello ancora in vita.
Emergeva, così, ancor più chiaramente che, approfittando dell’incapacità di intendere e di volere dei due anziani, soli e senza parenti, dovuta dall’età ed alle loro condizioni psicofisiche D.I.G. e G.G., che avevano pure convissuto con gli anziani, dei quali sostenevano falsamente di essere nipoti, avrebbero indotto le vittime a rilasciare Procura Generale “ad amministrare e gestire gli affari tutti” e deleghe ad operare sui propri conti correnti, impadronendosi della somma di €. 237.600
circa, prelevata dai conti correnti bancari e di €. 827.000, facendosi intestare, anche con una donazione o non pagandone i corrispettivi, parte degli immobili e facendo vendere a terzi i rimanenti, per poi prelevarne gli introiti dai conti correnti delle vittime, in aggiunta ai prelievi di liquidi, sottraendo, così, agli stessi l’importo complessivo di €. 1.064.800 circa.
Nel corso delle indagini, inoltre, emergeva che D.I.G. costantemente ed occultamente monitorata dal personale operante, aveva avvicinato un’altra persona anziana, sola e discretamente facoltosa, abitante in Milano, presso la quale aveva trasferito la propria residenza, per poi indurre, in breve tempo, l’anziano, sottoposto pure a perizia e risultato incapace di provvedere a sé stesso, a concederle una procura generale per amministrare i propri beni ed a trasferirsi in Bra unitamente a lei; a venderle la propria casa di Milano, per l’importo di €. 90.000 e la clausola che prevedeva di procrastinarne il pagamento sino al 31 dicembre 2017; a liquidare le proprie polizze assicurative per trasferirne gli importi complessivi di €. 100.885 circa su un nuovo conto corrente acceso presso una filale bancaria in Bra, sul quale la stessa D.I.G., che, anche in questo caso, asseriva di esserne nipote, è stata delegata ad operare e sul quale venivano pure fatti confluire gli altri risparmi dell’anziano, per complessivi €. 200.300 circa, inclusi gli importi delle polizze vita liquidate, estinguendo i precedenti conti intrattenuti in Milano.
Ulteriori accertamenti, permettevano di appurare che, in precedenza, la predetta aveva indotto anche un altro anziano e facoltoso signore celibe e senza figli ad adottarla, rassicurandolo circa le ininfluenti conseguenze giuridiche e patrimoniali di tale atto, a discapito dei fratelli e nipoti dello stesso, che nulla sapevano di tale adozione, ed inducendolo a corrisponderle mensilmente, con bonifico bancario, la somma di €. 500.
Inoltre è pure emerso che D.I.G., aveva pubblicato, come erede universale, il testamento di una persona deceduta, perché affetta dalla sindrome di Creutzfeldt-Jakob (cosiddetta “mucca pazza”); che però è stato impugnato dai nipoti, i quali hanno reperito dietro ad un mobile, in casa del defunto, un successivo testamento olografo a loro favore, redatto dal congiunto e forse nascosto dallo stesso, in un momento di lucidità concessogli dalla grave malattia e, quindi, rinvenuto dai parenti, dopo la sua morte, nonostante che la casa fosse stata, nel frattempo, messa a soqquadro da ignoti, senza apparentemente asportarvi alcunché.
Al momento dell’arresto nello stesso appartamento in cui si trovavano i due ex coniugi, formalmente divorziati, non coincidente con le rispettive separate residenze ed individuato nel corso delle indagini, veniva ritrovato anche l’anziano signore milanese prontamente affidato al Servizio Sociale della Compente A.S.L. e ricoverato presso idonea struttura.
Considerati i diversi episodi emersi dalle indagini, sono in corso ulteriori accertamenti per appurare eventuali ulteriori condotte similari, finalizzate a carpire la fiducia ed i patrimoni di persone in difficoltà.