Nicholas Luppino e Daniele Savoia sono colpevoli di omicidio: lo ha stabilito la Corte d’Assise del tribunale di Asti, condannando i due braidesi all’ergastolo perché responsabili della morte di Avenir Hysaj.
Il corpo del muratore albanese 34enne, scomparso da Bra il 21 febbraio 2021, fu ritrovato quasi un mese dopo in un’area boschiva isolata alla Rocche di Pocapaglia. Gli assassini lo avevano freddato con tre colpi di pistola alla testa: un’esecuzione in piena regola. Prima del macabro ritrovamento, del caso si era interessata anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”.
Luppino, 38 anni, e Savoia, 25 anni, vennero arrestati dai carabinieri nel giugno successivo. A inchiodarli diversi indizi a cominciare dal ritrovamento di uno scontrino, repertato dai Ris sul ciglio del burrone dove era stato gettato il cadavere: riportava un acquisto di detergenti fatto nel pomeriggio del 21 febbraio presso il Big Store di Bra, quando Hysaj era già morto. Nel centro commerciale, proprio nell’orario in cui veniva emesso lo scontrino, era parcheggiata la Porsche Macan di un ristoratore di Cherasco che Luppino aveva in uso. Secondo l’accusa, l’imputato era andato a comprare candeggina e acido muriatico per pulire il pavimento del magazzino del Circolo Arcobaleno, dove sarebbe avvenuto l’omicidio.
Un testimone aveva visto Hysaj e Savoia parlare e il Dna di quest’ultimo era stato ritrovato anche sulla scena del crimine. C’è di più: l’ultima immagine del muratore l’aveva colta una videocamera di sorveglianza la mattina del 21, nell’atto di parcheggiare la sua Golf in via 24 maggio, per poi dirigersi a piedi proprio verso il Circolo Arcobaleno. Da qui in poi nessuno lo avrebbe più visto vivo: una chiamata ricevuta dai genitori sul suo cellulare, alle ore 12,10, era rimasta senza risposta.
La Porsche Macan riaffiora anche in seguito, grazie al tracciamento gps. Alle ore 4,19 della notte successiva Luppino lascia l’abitazione per dirigersi nell’area del Circolo, poi riparte in direzione delle Rocche di Pocapaglia e rientra quindi a Bra. Savoia, indicato come esecutore materiale dell’omicidio, ha fornito a riguardo una versione diversa da quella di Luppino: in particolare ha negato di avergli chiesto in prestito l’auto perché doveva con urgenza portare il suo cane dal veterinario, come sostenuto invece dal coimputato. Ha però ammesso di aver tentato di contattare più volte l’amico, quella notte, ma solo perché erano d’accordo per andare insieme a Vercelli il giorno successivo. Non avendo ricevuto risposta, si sarebbe recato al Circolo alle prime ore del mattino per prendere in consegna l’auto e restituirla al proprietario.
Non ci sono certezze riguardo al movente: si sa che Hysaj aveva un debito di 1.500 euro con Luppino, ma si ipotizza che lo spaccio di cocaina possa aver avuto una parte nell’accaduto. Proprio dal Circolo Arcobaleno i fratelli Vincenzo e Carmelo Luppino, parenti dell’imputato, gestivano i traffici di droga della “locale” di ‘ndrangheta.