NARZOLE - Prova a convincere gli agenti che la droga nascosta nel vano motore sia tè: arrestato

L'uomo, un 44enne residente a Narzole, è stato fermato in un locale a Torino all'alba di domenica

Redazione 22/09/2022 16:09

Un 44enne residente a Narzole è stato arrestato a Torino nella prima mattinata di domenica 18 settembre.
 
L’uomo è stato arrestato all’interno di un locale di corso Vercelli perchè in possesso di diversi sacchetti di cellophane trasparente contenente della sostanza vegetale, ad effetti stupefacenti, denominata “KHAT”. Si tratta di una droga a natura anfetaminica a spiccato effetto psicotropo e euforizzante: gli effetti psicoattivi possono essere seguiti da depressione irritabilità, anoressia e difficoltà a dormire e l’utilizzo frequente di dosi elevate può dare reazioni psicotiche. È anche conosciuta come droga dei poveri, perché è la sostanza stupefacente con il prezzo più basso tra quelle sul mercato.
 
I poliziotti del commissariato Barriera Milano hanno dunque esteso il controllo all’auto utilizzata dall’uomo per raggiungere il locale, che ha dato esito positivo: nel vano motore erano nascoste altre sostanze stupefacenti. Sulla base di quanto scoperto, gli agenti hanno deciso di procedere alla perquisizione del suo appartamento a Narzole, nel quale è stata rinvenuta altra droga e la somma di 1.300 euro in contanti, probabile provento di spaccio. L’uomo, di origini somale, ormai scoperto e con precedenti specifici per traffico di sostanze stupefacenti, ha inutilmente tentava invano di giustificare il possesso di detta sostanza e dell’ingente quantitativo di denaro affermando che si trattasse semplicemente di tè, senza però addurre alcuna motivazione sul perché la stessa fosse occultata.
 
Sulla base degli elementi raccolti a suo carico, l’uomo è stato così arrestato dagli agenti perché gravemente indiziato del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e portato presso la locale casa circondariale. Il procedimento penale si trova attualmente nelle fasi delle indagini preliminari, pertanto vige la presunzione di non colpevolezza dell’indagato, sino alla sentenza definitiva.

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