CORNELIANO D'ALBA - Un corto “contro la violenza sulle donne”: era la scusa per violentare giovani modelle

In carcere un fotografo 46enne, ai domiciliari il 36enne collaboratore. Erano nomi conosciuti nel settore e attiravano ragazze da fuori provincia con annunci credibili

Redazione 26/07/2024 13:10

Non erano modelle “alle prime armi” le vittime dei presunti episodi di violenza sessuale che hanno portato all’arresto di un fotografo di moda nell’Albese. Paolo Ferrante, classe 1978, è in carcere da questa mattina a Torino, mentre un suo collaboratore, classe 1988, è ai domiciliari: a quest’ultimo, dipendente di un’azienda vinicola della zona, è imputato un singolo episodio.
 
Dalla denuncia di una ragazza, la prima che ha trovato il coraggio di parlare, si è arrivati a individuare cinque presunte vittime di abusi. Ma gli inquirenti sono convinti che siano molte di più: “La sensazione è che questa sia solo la punta dell’iceberg” conferma il procuratore capo di Asti Biagio Mazzeo, che coordina le indagini affidate al sostituto procuratore Camilla Fracchia. Dalla Procura arriva un appello: “Se ci sono altre ragazze che hanno subito violenza o abusi, devono farsi avanti e denunciare: noi siamo a disposizione”. L’agenzia al centro della vicenda giudiziaria, la MIA Models Italian Academy di Corneliano d’Alba, coincide in realtà con l’abitazione del 46enne: una persona ben conosciuta nell’ambiente della fotografia di moda, dove era attivo da anni.
 
Gli annunci - con offerte molto vantaggiose - venivano pubblicati su siti di lavoro e anche sui social, attirando aspiranti modelle semiprofessioniste da vari luoghi. Significativo il fatto che nessuna delle persone offese individuate, tutte maggiorenni e con precedenti esperienze nel settore, risieda in provincia di Cuneo. Le modalità con cui anche le più incerte sarebbero state convinte a spogliarsi sono particolarmente odiose: per convincerle, il fotografo raccontava loro che le immagini di nudo servivano per realizzare un cortometraggio “contro la violenza sulle donne”, da diffondere anche su canali istituzionali. Poi l’uomo poneva in atto le sue aggressioni.
 
L’indagine, che copre un arco di tempo tra il febbraio del 2023 e l’aprile scorso, è stata condotta con fatica, alla ricerca dei riscontri probatori necessari, perché si è scontrata con un muro di vergogna e diffidenza. Il fatto di essere cadute in una trappola ben congegnata, probabilmente, ha indotto molte delle ragazze coinvolte a chiudersi nel silenzio. A loro si rivolgono adesso gli investigatori, invitandole a non aver paura di raccontare quanto è accaduto. Dovrebbero intanto tenersi lunedì prossimo gli interrogatori di garanzia dei due indagati: il fotografo è difeso dall’avvocato Roberto Ponzio di Alba, il coindagato dagli avvocati Carlo Mussa e Fernanda Portolano di Torino.

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