È comparso davanti al giudice ammettendo le sue responsabilità, al termine del processo nel quale era accusato di maltrattamenti e lesioni aggravate alla madre. “Se devo pagare lo faccio ben volentieri” ha detto il 41enne di Borgo San Dalmazzo: “Oggi però le cose vanno in un altro modo, da un anno vivo di nuovo con mia madre e sono molto collaborativo. Ho trovato un lavoro e contribuisco alle spese”.
Anche la sorella conferma che quel cambiamento c’è stato, che a sedere oggi sul banco dell’imputato non è il violento di tre o cinque anni fa: “Mio fratello non è davvero quell’uomo. Chiunque lo conosca sa che è una persona favolosa quando segue le terapie. Vuole un gran bene a sua madre e oggi hanno trovato un compromesso”. C’era lei, nell’estate del 2020, quando la mamma aveva chiamato al telefono, implorandola di portarla via da casa. Fu l’episodio più grave in uno stillicidio di liti violente: “Si era rotto il lavandino, - ricorda la donna - io avevo chiamato l’idraulico ma non era potuto intervenire. Il tintinnio dell’acqua era continuo, ho detto solo ‘qui dentro si rompe tutto’ e lui mi ha presa a schiaffi su un orecchio”. In ospedale, dopo quel colpo, le sarebbe stata diagnosticata la perforazione della membrana del timpano: accusava ronzii e acufeni. “Ma ora è passato tutto” assicura lei: dopo il ricovero non era voluta rientrare a casa, ora invece è tornata a stare col figlio. Per un periodo, addirittura, aveva dovuto farsi ospitare da un amico perché pendeva un divieto di avvicinamento: un paradosso. “Lui ha scontato i domiciliari in casa, ma non voglio essere sempre io a dovermi allontanare” ha detto.
A parte l’ultima aggressione, culminata in una minaccia con il coltello, per un biennio si erano ripetuti i maltrattamenti in forma più e meno grave: “Sono discussioni senza senso - ha spiegato la signora - ma lui se la prende per tutto. Non assume terapie perché fa podismo e pensa che la terapia gli faccia male: da quando ha smesso di bere si è dato alla corsa, ma il suo comportamento non è cambiato”. Già nel 2022 l’uomo aveva patteggiato una condanna. Uno perizia psichiatrica lo ha dichiarato capace di intendere e di volere, ma è comunque seguito dal centro igiene mentale di Cuneo: “Ci vado ogni due settimane - conferma il 41enne - e faccio ancora sport. Da nove mesi ho un lavoro, grazie ai servizi sociali. Ora mi sono stabilizzato”.
Alle spalle c’è un vissuto difficile per l’intero nucleo familiare, con un padre ex carcerato, alcolista e violento nei confronti della figlia: “Siamo cresciuti in un ambiente dove ci sono sempre state botte e non c’è mai stato rispetto per mia madre, in qualche modo tutti noi ne abbiamo subito le ripercussioni” conferma lei. Suo fratello, dice, aveva iniziato a bere quando era appena adolescente e da allora ha avuto problemi caratteriali. “Una triste vicenda, ma gli episodi sono molteplici” ha fatto presente il pubblico ministero Raffaele Delpui, chiedendo comunque il minimo della pena per l’imputato: due anni e sei mesi. Richiesta che anche il giudice Sandro Cavallo ha ritenuto congrua nella sua sentenza di condanna.