Non l’atto deliberato di un piromane, bensì, come sovente accade, la disattenzione di un frequentatore della zona: ci sarebbe questo, secondo la Procura, all’origine del vasto incendio divampato nell’aprile 2022 sulla collina di Borgo San Dalmazzo, nei pressi della borgata Madonna Bruna.
Il rogo aveva imperversato per ore nei boschi tra Tetto Trucco e Tetto Tabuna, costringendo i pompieri a intervenire con il canadair e varie autobotti prima di riuscire ad avere ragione delle fiamme. “C’era una pineta non molto distante, se non fossero riusciti ad arginarlo il fuoco sarebbe arrivato fino ad Andonno” ricorda un testimone. Gli inquirenti sostengono che a provocare quel disastro sia stato un tentativo di abbruciamento finito male, da parte di uno dei proprietari dei terreni in zona: l’uomo, M.G., è stato quindi rinviato a giudizio. A intervenire per primi furono una coppia di liguri che si trovavano in quei pressi, lui con un’esperienza decennale nell’antincendio boschivo: i due, aiutati da un vicino, avevano iniziato a lavorare con rastrelli e soffiatore lungo il fronte dell’incendio, prima ancora che accorressero le squadre dell’Aib. Poi non era più stato possibile fare nulla: “Il fumo era talmente denso che anche le squadre hanno avuto bisogno delle maschere” ricorda l’uomo.
Un particolare di rilievo è la presenza di un accendino e una confezione di diavolina su un ceppo: “Me lo ha fatto notare la mia compagna, il ceppo era vicino a un cumulo di foglie fumanti”. Il teste afferma di averne segnalato la presenza al caposquadra dei vigili del fuoco, prima di spostarsi: “Al mio ritorno non c’erano più, quindi qualcuno li avrà tolti”. “La diavolina era già stata utilizzata” conferma la donna, che menziona anche la presenza di un’altra persona da lei non identificata: “Una signora con i capelli bianchi, sui sessantacinque anni, con un paio di orecchini. Disse di essere un’amica di famiglia dei proprietari del terreno. Era molto dispiaciuta per il fatto che il proprietario non avesse dato ascolto a lei e alla moglie e avesse acceso il fuoco: le sue esatte parole furono ‘ce l’aveva già nella testa da diversi giorni’”.
In quel periodo, precisa il brigadiere dei Forestali Elena Desderi, non vigeva ancora un divieto di abbruciamento: “Sarebbe stato emanato pochi giorni dopo. Si potevano fare abbruciamenti, ma con le dovute cautele”. Insieme a un collega la carabiniera aveva individuato segni di abbruciamento sul terreno di M.G., sopraggiunto più tardi, spiega, in compagnia di due donne. Sul posto era stata trovata anche una tanica con l’etichetta di un detersivo, ma non ne era stato verificato il contenuto.
Esaurita la lista dei testi, per il 23 febbraio è in calendario la discussione del caso.