Sembra una storia tratta di peso da un racconto su Peppone e don Camillo. Solo che lo sfondo non è il grande fiume Po, ma la corona dei monti dell’alta valle Maira. E i protagonisti non sono il burbero sindaco e l’ironico prete usciti dalla penna di Guareschi, ma due ex amministratori di un piccolissimo comune, Acceglio, che i casi della politica e della vita hanno diviso.
L’ultima parola ora toccherà ai giudici, perché l’ex sindaco e attuale consigliere di minoranza Enrico Colombo è chiamato a rispondere di abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. A denunciarlo il 56enne Fabrizio Fea, ex avvocato che dopo anni nelle aule di tribunale ha riposto la toga e aperto un rifugio, quello che si trova nella borgata Viviere. Fea non è solo un esercente del comune montano, è anche la persona che nel 2013 si era candidata nella lista Per il futuro di Acceglio proprio a fianco del sindaco eletto. Poi l’intesa tra i due si è rotta e a questa circostanza l’autore della querela attribuisce i suoi successivi guai.
Il rifugio di Viviere, ha spiegato il gestore, è aperto per circa cinque mesi all’anno in estate e per altri tre in inverno. All’abitato di Acceglio lo collega una strada ad uso pubblico, con una piccola diramazione lunga all’incirca duecento metri. Da quelle parti la neve cade fitta e il Comune si è sempre incaricato di sgomberarla: “Negli inverni più nevosi può capitare che non venga rimossa, in questo caso i clienti salgono con gli sci. Il problema si pone verso febbraio o marzo, quando ormai quasi tutta la neve è sciolta ma alcuni cumuli nei tratti in ombra possono bloccare le auto”. Ciò sarebbe accaduto una prima volta, appunto, nella primavera del 2017: “La draga ha pulito la strada fino a una cinquantina di metri prima del bivio per il rifugio, poi si è fermata. Vedendo la via sgombra le auto sono arrivate in massa ma la neve residua le ha bloccate. Non potevano nemmeno fare manovra per tornare indietro, tanto che sono intervenuti i carabinieri”.
Un incolpevole disservizio dell’amministrazione? Fea non lo crede, anche perché - sostiene - il primo cittadino lo aveva minacciato di non farlo più lavorare dopo che lui si era dimesso, prima da vicesindaco e poi anche da consigliere comunale. “Nell’autunno successivo questo comportamento si è ripetuto, è stato uno dei periodi più brutti per la mia attività” ha affermato l’imprenditore. Alla questione della neve si è aggiunta la limitazione di transito: “Colombo mi ha di fatto impedito di salire al rifugio in auto. L’autorizzazione concessa infatti era vincolata alla scala del rischio valanghe, un pericolo quasi inesistente in quella zona. Per altre attività di Acceglio invece questo rischio è altissimo, eppure solo il mio rifugio è stato sottoposto a queste misure. Tutti potevano accedere alle proprie strutture ricettive tranne me”. A riprova della presunta discriminazione ci sarebbe il fatto che l’attuale giunta, guidata da Giovanni Enrico Caranzano, ha invece uniformato i provvedimenti: “La chiusura al transito ora riguarda tutte le strade se il rischio è superiore al grado 4. Ma sono divieti che valgono per tutti, non solo per me”. Già verso la fine di quell’inverno, ha precisato la parte offesa, l’atteggiamento era in parte cambiato: “Colombo ha cominciato a comportarsi in modo più diligente anche verso altri rifugi. Sapeva che era in corso questo procedimento e si sentiva ‘pressato’ dalla Procura”.
Un carabiniere, all’epoca in servizio ad Acceglio, ha affermato di non ricordare disservizi simili in altre aree del comune. Ma non è tutto, sottolinea Fea: “Il sindaco aveva anche fatto togliere il punto di raccolta differenziata nella borgata di Pratorotondo. Così ci siamo trovati a dover portare i rifiuti fino al paese, con un onere importante specie tenendo conto della chiusura stradale. L’idea era che la raccolta venisse accentrata, in cambio di uno sconto che non è mai arrivato”.
Il 1 giugno è attesa l’audizione degli altri testi convocati dal pubblico ministero.