Lui, un medico di base da lunghi anni in attività a Cuneo, si è difeso dalle accuse di violenza sessuale da parte di una ex mutuata, affermando di aver fatto soltanto il suo lavoro. Lei, la ex paziente, ha raccontato di aver denunciato solo dopo che in due diverse visite era stata palpeggiata in modo improprio, e dopo che una segretaria dello studio le aveva dato a intendere che non fosse la prima a lamentarsene: “Non volevo che succedesse ad altre donne”.
Nello specifico, la signora, ultracinquantenne, lamentava di essere stata palpata al seno e indotta a togliersi le mutandine quando si era presentata la prima volta, accusando crampi addominali. Nella seconda visita, a distanza di alcune settimane, aveva mostrato lividi sulle cosce: “Naturalmente doveva vederli, quindi ho tirato giù i pantaloni. Però anche in quel caso mi ha palpato il seno, con sguardi ravvicinati”. In quell’occasione, ha aggiunto, il medico le avrebbe divaricato le cosce e toccato le parti intime. La Polizia ha condotto le indagini sui due episodi, verificatisi a un mese di distanza l’uno dall’altro nell’estate 2020. Prima di procedere sono state ascoltate altre donne che erano state pazienti del dottore e che poi avevano cambiato medico della mutua: in totale erano state 104 negli ultimi tre anni. Tredici di loro sono state convocate negli uffici della Questura, insieme alle due segretarie. C’è chi ha confermato in aula di aver provato disagio per il modo in cui il professionista conduceva i suoi esami: “Ero andata per un’infezione all’orecchio, senza dirmelo lui mi ha messo una mano sul seno” ha dichiarato una di loro. Altre invece hanno negato o ridimensionato l’inappropriatezza degli atteggiamenti.
La segretaria dell’ambulatorio, menzionata dalla persona offesa, ha specificato: “Ricordo di aver raccontato che lui ha un certo modo di fare, si avvicina molto alle persone anche perché non vede bene. Ma non ho mai detto che avesse messo le mani addosso a me o alle pazienti”. Il medico imputato ha confermato di avere problemi di vista: “Sono miope e all’epoca dovevo cambiare gli occhiali, può darsi che abbia dato quell’impressione per questo motivo”. L’uomo ha ammesso di ricordare solo una delle due visite, durante la quale - ha precisato - aveva chiesto alla paziente se fosse disposta a spogliarsi: “Ho notato che aveva una cicatrice nella zona inguinale e ho fatto un po’ più di indagini a riguardo: lei ha detto che era appena stata operata”. Nessun toccamento improprio: “Sul seno ho poggiato solo il fonendoscopio”.
A istruttoria conclusa, il sostituto procuratore Francesco Lucadello ha chiesto per l’imputato la condanna a due anni di carcere, più la sospensione dall’esercizio della professione: “Il medico può compiere atti incidenti sulla sfera della libertà sessuale, ma previo consenso esplicito e informato, a meno che non vi sia pericolo immediato. Questo significa che bisogna spiegare perché si sta toccando una zona del corpo”. Circa l’attendibilità della persona offesa, il rappresentante dell’accusa ha sottolineato che non sono emerse situazioni di astio o risentimento personale: “L’azione legale di certo non è stata una scelta avventata e non ponderata. La versione resa da altre donne conforta quella della querelante: si parla di ‘mani al seno’ anche in presenza di visite per problemi al naso”. Va tenuto conto, aggiunge il pm, che si era in una relazione tra medico e paziente: “Lo studio è un ambiente in cui la paziente dovrebbe sempre sentirsi protetta”.
“Non diremo che la persona offesa si è inventata tutto, ma che una cosa sono i fatti reali e altra cosa la percezione che se ne può avere, soprattutto in un ambito come questo” ha esordito l’avvocato Flavio Manavella. La deposizione della persona offesa è ritenuta dal difensore “tutt’altro che lucida e lineare”: “In querela parla di due sole visite, in tribunale invece ha detto di essere stata visitata ‘almeno quattro o cinque volte’ e sostenuto che si era sempre trattato di visite ‘non normali’. È indubbio che abbia voluto rincarare la dose, pur non essendoci un intento calunnioso”. Di fronte alle proteste della signora, ha fatto notare il legale, la visita era stata subito interrotta: “Non si può pensare che subisse la ‘supremazia’ del medico. Ormai non c’è alcuna sudditanza psicologica verso il dottore di famiglia ed è anche il motivo per cui non si trovano medici e infermieri, data la quantità di esposti”. Durante le indagini, ha concluso l’avvocato, “si è fatto una sorta di processo ‘alla carriera’ del medico”: al danno economico, conseguente al risarcimento alla persona offesa per evitare la costituzione di parte civile, “si aggiunge il danno all’immagine per una vicenda dai contorni piuttosto incerti”. Il 12 giugno è attesa la sentenza dei giudici.