C’erano ventimila euro di attrezzi in ballo nella causa che il proprietario di una palestra di Boves, un 37enne di Carmagnola, ha intentato contro l’ex gestore a cui aveva fornito tutto.
F.F., classe 1974, pluripregiudicato, è stato condannato a due anni e due mesi e 500 euro di multa, dopo un processo per appropriazione indebita. A fine 2016 l’imputato, un uomo di origini romane da tempo residente nel Cuneese, aveva contattato il carmagnolese perché interessato ad allestire una palestra a Cuneo: “Per un mese - ha spiegato l’autore della querela - gli ho fatto gestire ‘in prova’ la mia palestra di Boves, poi all’inizio del nuovo anno ha trasferito tutto a Cuneo, nella ‘Tana dei Pitt’. Avevamo un contratto d’affitto da 700 euro al mese, per una cinquantina di attrezzi”.
Il canone d’affitto concordato era di 700 euro al mese, ma F.F. ne avrebbe pagati solo cinquecento per i primi sei mesi, per poi smettere del tutto. Le “trattative” tra proprietario e affittuario dell’attrezzatura erano andate avanti fino al 2019, con momenti di grande tensione: “Quando ho detto che avrei mandato un camion per riprendere gli attrezzi, come era previsto dal contratto, mi ha minacciato dicendo che avrebbe sparato in testa a me e all’autista del camion”. Alla fine era comunque arrivata la risoluzione del contratto, ma gli attrezzi non si trovavano più. Una parte di questi sarebbero stati recuperati, abbandonati nella neve, in un campo da minigolf. Un’altra parte degli attrezzi mancanti sarebbe stata rinvenuta più tardi in due garage, nelle vicinanze della palestra dell’imputato. Nel complesso, il valore della merce non restituita si aggirava intorno ai diecimila euro, a detta della persona offesa.
“Sebbene F.F. sostenga di averli restituiti tutti ho visto su Instagram alcuni suoi video nei quali mostrava di avere in casa parte della mia attrezzatura” ha affermato il 37enne. Al termine dell’istruttoria il pubblico ministero Alessandro Bombardiere aveva chiesto una condanna a un anno e sei mesi di reclusione, più tremila euro di multa. L’avvocato Ferruccio Calamari, per la parte civile, ha domandato una provvisionale pari ai diecimila euro di beni non recuperati: “Il fatto che alcuni siano stati restituiti - ha precisato - non esclude la punibilità, perché una gran parte sono ancora in suo possesso o sono stati ceduti a terzi”.
L’avvocato Alessandro Ferrero aveva sostenuto a nome della difesa che la vicenda avesse “mero valore civilistico”, dal momento che “manca la prova di alcuni connotati del reato”. In particolare, ha argomentato il legale, “c’era al più una volontà di non adempiere al contratto di affitto” ma non un profitto, elemento richiesto per l’appropriazione indebita: “Non ha agito da proprietario, ha continuato a usarli come noleggiatore pur senza pagare il canone”.
Il giudice Emanuela Dufour ha stabilito anche che il condannato dovrà versare alla persona offesa settemila euro di provvisionale. Un eventuale risarcimento verrà quantificato in sede civile.