Nei gialli alla Agatha Christie è una delle armi del delitto più classiche, non a caso ripresa anche nel popolare gioco investigativo da tavola Cluedo. In questo caso il candeliere - oggetto del contendere - è quello che S.S., nata in Marocco nel 1968, ha brandito contro il cognato durante una violenta lite.
Teatro del diverbio avvenuto nel luglio dello scorso anno l’abitazione centallese di un’anziana signora, madre del denunciante e suocera dell’imputata, che si era trasferita da poco in casa di riposo. Il 67enne autore della querela ha spiegato in tribunale di essersi recato a casa di sua madre per fare le pulizie. Qui era stato raggiunto dalla cognata che avrebbe cominciato a inveire contro di lui: “Mi accusava di rubare e diceva che gli oggetti in quella casa erano anche di suo marito, cioè mio fratello” ha spiegato il 67enne. Dopo qualche battibecco la donna si era allontanata, ma circa mezz’ora dopo i due si erano ritrovati in cortile.
Qui, nel momento in cui l’uomo si accingeva a lasciare l’abitazione, S.S. lo avrebbe insultato e aggredito, brandendo un candelabro delle dimensioni di 40 centimetri circa. L’offeso ha spiegato che la cognata gli aveva dapprima impedito di raggiungere l’auto e in seguito aveva continuato a scagliarsi contro di lui: “Mi ha agguantato per il collo strappandomi la maglia e graffiandomi, io sono uscito per difendermi e l’ho afferrata per i capelli”. Anche il cofano dell’auto aveva riportato graffi sulla carrozzeria, motivo per cui S.S. stata a rispondere di danneggiamento, oltre che delle lesioni refertate in ospedale il giorno stesso.
Due vicini, un uomo e una donna, hanno avvalorato la testimonianza del 67enne. L’uomo ha riferito di aver visto dal suo balcone la signora che “batteva più volte sull’auto, davanti al cofano, con un oggetto di metallo, impedendo all’altro di uscire”. La donna aveva perfino girato un video col telefonino dalla finestra di casa, dopo aver sentito le urla e i rumori provenienti dal cortile: “Lei minacciava il signore e colpiva l’auto, graffiandola con il candelabro. Lui l’ha afferrata per i capelli per difendersi e uscire dal cortile. Aveva le mani sporche di sangue, dopo che lei lo aveva percosso”. I carabinieri, allertati dalla stessa vicina, erano sopraggiunti qualche minuto dopo trovando sulla scena entrambi i protagonisti dell’alterco. Solo l’uomo presentava graffi visibili, ma la donna lamentava di sentirsi poco bene ed era stata soccorsa dal 118. “Non ho toccato né lui né l’auto. Anzi lui mi ha afferrata per i capelli quando ha sentito dire che sarebbero arrivati a breve i carabinieri” ha dichiarato l’imputata, respingendo ogni accusa.
Il pubblico ministero Gianluigi Datta ha ritenuto sussistenti entrambi i capi d’imputazione e ha chiesto la condanna a quattro mesi di reclusione per S.S.: “Le lesioni al cognato sono documentate dal referto, mentre la querela sporta dalla signora è stata archiviata. La donna era in condizioni di disagio ed è certo persona non gradita nel condominio, come si vede dalle immagini del video”. Per l’avvocato Giulia Dadone, difensore dell’imputata, oltre al contesto ambientale rileva il fatto che “le lesioni non sono state inferte con il candelabro e i danni all’auto non sono documentati”. La 53enne non era in possesso delle chiavi della suocera e vedendo il cognato portar via degli oggetti si sarebbe limitata a chiedergliene conto: “La donna è stata trascinata per i capelli e la sua prognosi di cinque giorni è identica a quella assegnata alla persona offesa”.
Escludendo l’aggravante, il giudice Emanuela Dufour ha condannato S.S. a cinque mesi di reclusione, accordandole il beneficio della sospensione condizionale.