C’era una relazione con la stessa ragazza, ex fidanzata dell’imputato e attuale compagna dell’altro uomo, al centro della vicenda che ha portato a processo il bovesano M.J.M., accusato di lesioni e minaccia.
L’autore della denuncia, un 35enne suo compaesano, affermava di essere stato vittima di un aggressione con un coltello da parte del rivale, nel dehor di un locale in piazza Italia. La sera del 30 aprile 2019 l’uomo si era recato al bar Portico insieme alla fidanzata: “Appena arrivati - ha raccontato la giovane in tribunale - M.J.M. ci ha visti e ha cominciato a urlarci contro. Io sono entrata subito nel locale sentendo le urla, il mio fidanzato mi ha seguita poco dopo. Vedendo che M. era agitato ci siamo trattenuti un po’ nel bar, lui si è seduto a un tavolino in modo che potessimo vederlo e ha tirato fuori un coltello: mimava il gesto di tagliarci la gola”.
All’uscita dal locale la ragazza era corsa subito in macchina su consiglio del compagno, mentre quest’ultimo era rimasto ad affrontare l’altro uomo: “Dall’auto non potevo vedere cosa succedesse, ho sentito solo le urla e poi un grido molto forte. Quando il mio fidanzato è salito in auto aveva la gamba piena di sangue, mi ha detto di essere stato accoltellato”. Circa la dinamica dell’accoltellamento ha deposto la parte offesa: “Quando siamo usciti lui si è avvicinato: aveva una bottiglia in mano e ha fatto per colpirlo, io l’ho spinto a terra e gli sono caduto addosso tenendogli le mani. Qualcuno però mi ha tirato su da dietro, in quel momento M.J.M. mi ha colpito con una coltellata”. Nel tentativo di liberarsi dal suo aggressore, l’uomo riferiva di avergli in seguito sferrato un pugno e di averlo spinto contro un tavolino del dehor.
Nessuno dei testimoni presenti quella sera, avventori e dipendenti del bar, ha assistito all’intera scena: “Il dehor mi copriva la vista” ha spiegato uno dei clienti. Neanche la titolare e la barista, in quel momento entrambe all’interno del locale, hanno potuto fornire elementi: “Ho preso lo scottex e sono uscita - ha riferito la proprietaria - perché mi avevano detto che uno era ferito, sanguinava da una gamba. Gli ho chiesto se voleva che chiamassi l’ambulanza ma ha detto di no”. In Pronto soccorso il ferito sarebbe andato solo il giorno successivo, essendosi accorto che il taglio alla coscia era più profondo di quanto pensasse.
Circa la presenza di un coltello il pubblico ministero in aula non ha potuto pronunciarsi con sicurezza: “Tutti hanno sentito trambusto e hanno visto litigare la parte offesa e l’imputato, ma nessuno ha visto l’accoltellamento. Le dichiarazioni delle persone offese sono comunque attendibili sia per quanto riguarda le lesioni patite da lui che per le minacce rivolte a entrambi”. A carico di M.J.M. era stata chiesta quindi una condanna a otto mesi di reclusione per lesioni e minacce, con assoluzione per il solo porto d’armi. Per la difesa, gli elementi emersi non sarebbero stati sufficienti nemmeno per le altre imputazioni: “Le parti civili sono molto imprecise. Il denunciante dice di essere stato ferito con un coltello ma aggiunge di essersi fatto un secondo aperitivo anziché andare subito al Pronto soccorso”.
All’esito dell’istruttoria, il giudice ha condannato M.J.M. alla pena di un anno di reclusione, più un risarcimento danni quantificato in 8mila euro nei confronti dell’aggredito e mille euro verso la ex fidanzata.