VIGNOLO - Aggredì l’amico con un taser e picchiò i carabinieri che lo arrestavano: nei guai un camerunense

I militari avevano risposto a una chiamata da Vignolo. L’uomo, giunto da poco dall’Olanda, si era inferocito alla vista delle divise ed era stato bloccato e sedato

a.c. 08/11/2022 18:36

Era servito l’intervento di ben quattro carabinieri per riuscire a bloccare, a stento, un uomo sospettato di aver aggredito con un taser l’amico che lo ospitava in casa a Vignolo. Per le conseguenze dell’aggressione ai militari il camerunense K.A. è ora accusato di lesioni aggravate, resistenza a pubblico ufficiale e porto d’armi.
 
A riepilogare per primo i fatti, davanti al giudice, ha provveduto il maresciallo Armando Quattroluni del Nucleo Operativo Radiomobile di Cuneo. Era un giorno del novembre di tre anni fa, verso le 9 del mattino la sua pattuglia aveva ricevuto la chiamata da Vignolo: si segnalava una discussione tra due extracomunitari in via Barolo. Giunto sul posto, il personale dell’Arma aveva trovato in un’auto un soggetto poi identificato come K.A.: “Era seduto sul lato guidatore, lo abbiamo invitato a scendere ma era restio e molto arrabbiato. Con fare minaccioso ci ha invitati ad andarcene, dopo alcuni secondi ho notato un coltello sul sedile”. Da una successiva perquisizione era saltato fuori anche il taser di cui aveva parlato l’altro individuo presente, un connazionale di K.A. che riferiva di essere stato aggredito proprio con quell’oggetto: “La discussione era nata perché l’altro inquilino gli chiedeva di restituirgli le chiavi, non volendolo più in casa. È emerso che aveva presentato anche una denuncia nei suoi confronti”.
 
Alla richiesta di seguire i militari in caserma, K.A. aveva reagito menando calci e pugni: “Era molto atletico, alto quasi due metri. Abbiamo faticato molto per bloccarlo e siamo caduti più volte in terra”. Gli altri carabinieri presenti hanno confermato le difficoltà nel domare l’indole aggressiva dell’uomo. Alla fine, si era reso necessario l’intervento di un’ambulanza del 118 per sedarlo. Il camerunense, formalmente residente a Busca, era arrivato da poco dall’Olanda e possedeva un regolare permesso di soggiorno. Nei suoi confronti pendeva però una richiesta di rintraccio e l’auto su cui si trovava non risultava intestata a lui.
 
Il pubblico ministero Raffaele Delpui ha chiesto per lui una condanna a un anno di reclusione, ridotta per il vizio di mente riconosciuto all’imputato: “L’Italia è un Paese curioso - ha osservato il rappresentante dell’accusa - perché il taser di cui tanto si discute è portato non dalle forze dell’ordine, ma da una persona che arriva dall’Olanda utilizzandolo contro il connazionale che lo ospitava”. La vivacissima resistenza, ha ricordato il procuratore, aveva comportato per il maresciallo una prognosi di 30 giorni e una frattura a un dito con conseguenze permanenti. La successiva perizia psichiatrica ha dimostrato il vizio parziale di mente, ma la diagnosi di pericolosità sociale ha indotto la procura a chiedere una misura di sicurezza.
 
Di un vizio di mente non parziale ma totale ha parlato l’avvocato difensore Francesco Ieriti, domandando in base ad esso l’assoluzione: “Questo dato trova conforto nelle relazioni che si sono succedute durante il processo: nell’ultima si osserva che gli operanti temono il peggioramento delle condizioni psichiche. Il soggetto prosegue nell’uso di cannabinoidi che ne aggrava il quadro psicologico. Si è senz’altro spaventato alla vista dei carabinieri e questo spiega la triste vicenda”. Il giudice Marco Toscano, prima di pronunciare la sentenza, si è riservato di ascoltare il perito psichiatrico per un aggiornamento sulle condizioni dell’imputato.

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