Il prossimo 15 febbraio a Pisa si terrà l’udienza preliminare del processo a carico dei cinque imputanti per la morte di Emanuele Scieri, il parà siracusano nato a Cuneo trovato senza vita all’interno della caserma “Gamerra” di Pisa il 16 agosto del 1999. Il caso era stato archiviato in un primo momento come suicidio, per poi essere riaperto nel 2017 dopo il lavoro di una Commissione parlamentare. La Procura di Pisa ha chiuso l'inchiesta dopo il deposito della perizia svolta sui resti di Scieri, all’epoca dei fatti ventiseienne, riesumati nel 2019.
In Tribunale a Pisa ci sarà anche una rappresentanza dell’associazione siracusana “Giustizia per Lele”. “
Abbiamo chiesto verità e giustizia per Emanuele Scieri in tutti questi 21 anni. Abbiamo lottato nel suo nome e nel nome della giustizia. Siamo fiduciosi”, ha dichiarato
Carlo Garozzo, presidente dell’associazione, a
Siracusaoggi.it.
Nel frattempo, si attende anche la risoluzione del conflitto di competenze tra Procure, quella ordinaria di Pisa e quella Militare di Roma. Secondo la ricostruzione della Procura militare, Emanuele Scieri fu ucciso da tre caporali che, per punirlo dopo averlo sorpreso al telefono, lo picchiarono, lo costrinsero a salire su una torre, da cui lo fecero cadere, e lo lasciarono a terra agonizzante. La morte sarebbe avvenuta tre giorni prima del ritrovamento del cadavere.
Scieri nacque e trascorse i primi anni della sua vita a Cuneo, dove il padre Corrado era funzionario delle Dogane. Quest’ultimo, morto nel 2011, insieme alla moglie Isabella Guarino nel 2007 ha pubblicato il libro “Folgore di morte e libertà” denunciando l'omertà che per anni ha intralciato le indagini sulla morte del figlio.