Un caso di stalking “da manuale”, completo di tutto il campionario di intimidazioni: minacce alla ex fidanzata (“ti sfiguro”, “ti prendo a pugni”), pedinamenti alla madre di lei, danneggiamenti alle auto di entrambe e a quella del nuovo compagno di lei. Ancora più inquietante, l’intrusione nell’abitazione della donna, dove lui aveva rubato alcuni oggetti e tappato i lavandini, provocando un allagamento.
Tutto questo è valso ad E.B. la condanna a cinque anni e sei mesi per atti persecutori, danneggiamento e furto aggravato. Il giudice Alberto Boetti ha accolto la richiesta della pubblica accusa dopo aver ascoltato la testimonianza della persona offesa e le altre deposizioni, tra cui quelle degli operanti delle forze dell’ordine. A corroborare il quadro accusatorio i riscontri sulle telefonate, raccolti dalla Squadra Mobile: 442 chiamate senza risposta e 359 sms solo tra il settembre e l’ottobre del 2021, quando la donna si era decisa a presentare denuncia. All’uomo era stato notificato un divieto di avvicinamento. I poliziotti, durante una perquisizione domiciliare, avevano trovato un pc e alcuni telefoni con gli schermi infranti.
I due ex fidanzati, entrambi provenienti da fuori regione, avevano convissuto per un periodo in casa di lei, nel centro storico di Cuneo. Dopo la fine della relazione lui era tornato dai genitori, ma in più occasioni, secondo quanto confermato dai tabulati e da vari testimoni, aveva fatto la spola con la Granda. A una di queste “trasferte” risale l’accesso non autorizzato nell’alloggio, dove nel frattempo la donna aveva smesso di abitare, per timore di aggressioni. Qui E.B. aveva sottratto un pc e una cornice e riempito di scritte i muri: “Ti aspetterò fino a gennaio”, cioè fino a quando la sua ex sarebbe dovuta tornare nella città di origine per aprire un negozio. Proposito da cui, racconta lei, avrebbe desistito proprio a causa delle minacce ricevute.
In quella stessa occasione, l’uomo aveva allagato l’alloggio e poi spaccato la cornice sottratta, sotto le finestre di casa del nuovo compagno della ex. “Attenta a chi ti sta intorno, ti odio” il messaggio trovato in una busta all’interno dell’auto della querelante: lui le aveva inviato anche un video in cui si vedeva una foto di lei che bruciava. “Anche dopo la querela lui ha continuato a chiamarla” ha ricordato il sostituto procuratore Alessia Rosati, chiedendo una pena di sei anni e cinque mesi. Il legale di parte civile ha parlato di “un rapporto tossico, un’ossessione per lui e un incubo per lei”, menzionando i timori della Polizia per “il crescendo di violenza” che si temeva potesse sfociare in omicidio.
Dalla difesa l’ammissione di un “quadro pesante e prove corroborate”, ma anche una richiesta di considerare l’intrusione un mero “dispetto” (“non è entrato per rubare”) e di valutare le condizioni psicologiche dell’accusato in quei giorni: “Era distrutto dalla fine della relazione, dopo essere stato messo fuori casa dall’oggi al domani”. A carico dell’imputato il giudice ha disposto il pagamento di 20mila euro alla persona offesa come provvisionale, demandando al giudizio civile la quantificazione dei danni.