Ancora un episodio di violenza all'interno del carcere di Cuneo. I fatti si sono verificati ieri, domenica 21 aprile, a darne notizia è il sindacato Sappe. Come spiega Vicente Santilli, segretario nazionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Il personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Cuneo, ieri pomeriggio, ha dovuto fronteggiare la violenza di un detenuto originario della Guinea ristretto nella Sezione a trattamento intensificato dove, durante le ore diurne, le celle sono aperte. Allarmato da rumori come di cancelli e suppellettili metalliche che sbattono, l’Agente di servizio si è recato nella Sezione per controllare cosa stesse accadendo e, una volta all’interno del Reparto, è stato brutalmente aggredito dal detenuto che è riuscito ad uscire dalla sezione e, spintonandolo poi pericolosamente giù per le scale, a vincere la sua resistenza e prendere la via verso l’uscita ai piani inferiori. Una volta giunto al piano terra è stato fermato dal personale presente che, in un primo momento è riuscito a condurlo all’interno della stanza impiegata per i colloqui in videoconferenza dei detenuti con i parenti”. Momenti ad altissima tensione, spiega il sindacalista: “Pochi istanti dopo, infatti, il detenuto ha ripreso la sua azione violenta riuscendo a divincolarsi e a scagliarsi contro la struttura metal detector presente nell’atrio, rimuovendola dalla propria sede e danneggiandola irreparabilmente. Nell’attesa di rinforzi e nel tentativo di contenere il facinoroso il personale di Polizia Penitenziaria è stato colpito da calci, pugni al viso e dita negli occhi, poi il ristretto si è armato con due paletti utilizzati per indirizzare il passaggio delle persone, iniziando a colpire ferocemente i vetri del box agenti e la porta dell’infermeria danneggiandoli gravemente”. Santilli evidenzia infine che “appena giunto il personale di Polizia di rinforzo, il soggetto ha tentato di aggredire anche quest’ultimo ma non riuscendo a vincere la ferma opposizione degli agenti, non ha potuto fare altro che arrendersi e farsi ricondurre nella propria cella rifiutando di essere visitato in quanto, pur nella concitazione degli eventi, non aveva riportato alcuna lesione. Non si può dire altrettanto degli uomini della Polizia Penitenziaria che sono stati, invece, inviati presso il locale nosocomio per ricevere le cure del caso”.
“La violenza e la tensione vissuta dai poliziotti in servizio nel carcere Cerialdo di Cuneo sono gravissime: è inaccettabile che un agente di Polizia Penitenziaria debba rischiare ogni giorno la propria incolumità ed essere soggetto ad aggressioni e violenze solamente perché rappresenta lo Stato in un contesto nel quale la frangia violenta dei detenuti non ha alcuna remora a creare disordini, sommosse, eventi critici. Basta!”, denuncia il segretario generale del SAPPE Donato Capece. “Nelle carceri del distretto Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta, nell’anno 2023, si sono verificati episodi violenti gravissimi: gli episodi di violenza, minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale sono stati 836, dei quali 508 commessi da stranieri, le aggressioni fisiche al personale di Polizia Penitenziaria ben 238 (147 gli stranieri responsabili) e ben 1.075 i danneggiamenti a beni dell’Amministrazione, ovvero celle e Reparti distrutti, 301 quelli che hanno visto protagonisti detenuti italiani e 774 gli stranieri. È dunque del tutto evidente che nelle carceri della Nazione e del Piemonte in particolare serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci”, prosegue il leader del SAPPE, che rinnova l’appello ai vertici del DAP affinchè creino le condizioni “per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta. Servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta. Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci”.