Non è bastata l’identificazione degli agenti della Digos a “inchiodare” quattro militanti anarchici cuneesi come presunti autori delle scritte a spray che nella notte tra il 25 e il 26 aprile di due anni fa erano comparse di fronte all’ex scuola Lattes, attuale sede del Tribunale civile.
Oltre alla scritta sul palazzo di via Bonelli, più volte fatto segno di analoghi imbrattamenti e affissioni abusive di volantini, erano stati colpiti anche alcuni palazzi in corso Marconi e il muro di uscita dal parcheggio sotterraneo di piazza Boves, con slogan come “Libertà per i ribelli anarchici”, “Morte al Fascio”, “Libertà per gli anarchici in galera, contro lo Stato e le sue galere” rivendicate con il simbolo della A cerchiata. Solo per uno specifico episodio, però, gli agenti della Questura avevano ritenuto di poter procedere con l’accusa di deturpamento formulata a carico del 50enne Guido Mantelli, considerato il leader del locale movimento anarchico, della sua compagna B.C., del fratello di lei M.C. e di F.G., un altro esponente dell’area antagonista legato da vincoli di comune militanza con gli imputati. A carico del solo Mantelli c’è un precedente specifico per imbrattamento, risalente nel tempo. Numerose comunque le condanne da lui collezionate per reati connessi all’attività politica, tra cui l’assalto alla sede di CasaPound nel 2011.
I quattro erano stati individuati in base alle immagini delle telecamere collocate in vari punti del centro storico e di fronte al Tribunale. Qui una persona identificata dagli inquirenti nel Mantelli era stata ripresa mentre a poca distanza dagli altri tre tracciava una frase sul muro. Il giorno successivo alla comparsa delle scritte, sabato 27 aprile, i poliziotti avevano fermato e identificato insieme le stesse quattro persone, poco prima che si recassero alla manifestazione antifascista al Parco della Resistenza: alcuni di loro, secondo la Digos, indossavano abiti compatibili con quelli delle figure nelle immagini registrate.
Per tutti e quattro il sostituto procuratore Attilio Offman ha chiesto una condanna, quantificata in due mesi di reclusione e 600 euro di ammenda per Mantelli e nella sanzione di 400 euro per i presunti complici: “Se dovessimo decontestualizzare gli elementi - ha affermato - sarebbe difficile parlare di un’identificazione al di là di ogni ragionevole dubbio, ma va tenuto conto degli elementi emersi. Prima di tutto c’è il fatto che sono persone note agli agenti di polizia che le hanno osservate per lunghi anni”. Argomento respinto dalla difesa sulla base del fatto che proprio questo “pregiudizio” potrebbe aver condizionato l’identificazione: “Gli investigatori hanno cercato da subito appartenenti all’area antagonista locale. Gli autori della scritta potevano essere non già anarchici locali ma altri giunti per la manifestazione, come peraltro già avvenuto in varie occasioni a Cuneo”. I video acquisiti, in ogni caso, erano in bianco e nero sarebbero stati di qualità troppo scarsa per permettere di individuare con certezza le figure inquadrate.
Sulla base di questo presupposto, il giudice Emanuela Dufour ha assolto tutti e quattro gli imputati per non aver commesso il fatto.