Aveva posizionato blocchi di cemento con il preciso intento di impedire a un’impresa ‘rivale’ di allestire un cantiere già munito di regolare autorizzazione da parte del Comune di Limone Piemonte.
Non solo: secondo le accuse S.T., imprenditore 74enne residente in paese, aveva anche minacciato il figlio dell’amministratrice unica della Gesim srl e gli operai della ditta di costruzioni. “Se inizi il cantiere, qualcuno finisce in ospedale” e “se qualcuno dei vostri operai rimuove i cubi di cemento, anche lui finisce in ospedale” sono le frasi incriminate.
Per queste ragioni S.T. è finito davanti al giudice per rispondere di violenza privata in riferimento ai fatti del settembre 2017. Contro di lui si sono costituiti parti civili sia la Gesim srl che la persona oggetto delle presunte minacce. Al termine dell’istruttoria, il pubblico ministero ha chiesto la condanna a sei mesi.
Il patrono di parte civile ha sottolineato come le azioni del 74enne non fossero nemmeno una “ripicca” per qualche presunto torto subito, dal momento che i blocchi vennero posizionati prima ancora che i lavori iniziassero. L’imputato, del resto, sarebbe stato ben consapevole del fatto che quei terreni non erano di sua proprietà: “S.T. tuttavia li utilizzava come area di cantiere, collocandovi anche una gru”. Per il legale dell’imprenditore, il comportamento messo in atto da S.T. non era inteso alla difesa di un ipotetico diritto di proprietà ma del diritto di passaggio, configurando l’esistenza di “una scriminante di legittima difesa, almeno putativa”.
Al termine del procedimento, il giudice ha condannato S.T. a sei mesi di reclusione come richiesto dall’accusa nonché al pagamento di una provvisionale di 1500 euro a entrambe le parti offese, in attesa del giudizio civile sulla quantificazione del risarcimento danni.