BORGO SAN DALMAZZO - Borgo San Dalmazzo, erano accusati di molestie per aver ripreso il vicino: il giudice li assolve

Ѐ stato il procuratore stesso a chiedere di far cadere le imputazioni: “Dalla parte civile un atteggiamento provocatorio, c’è anche un video in cui mostra il deretano”

a.c. 20/02/2021 12:29

 
Da una parte c’era un’imputazione per molestie, originata dalla denuncia di un anziano di Borgo San Dalmazzo contro i vicini giudicati incorreggibili “ficcanaso”. Dall’altra le repliche dei due accusati, che affermavano di essere loro i veri perseguitati a suon di gesti osceni, parolacce e dispetti.
 
C’è voluta una lunga istruttoria, con due intere udienze dedicate solo alla visione dei circa 150 video prodotti dalla difesa, per arrivare alla conclusione del processo a carico del 71enne G.D.G. e della 69enne C.M., marito e moglie. La vicenda risaliva alla primavera del 2017 e riguardava una serie di filmati che i due avrebbero realizzato, servendosi di telecamere fisse e del cellulare di lei, al fine di riprendere il vicino insieme al quale erano già stati protagonisti di varie controversie anche giudiziarie. “Da tredici anni non abbiamo avuto un giorno di pace, non possiamo nemmeno scendere nel nostro cortile perché questo signore ci spia giorno e notte da ogni balcone” aveva spiegato il marito. La donna aveva aggiunto di aver addirittura intrapreso una terapia psicologica per liberarsi dall’ansia provocata dai dispetti del suo vicino: “Quando mi vedeva dalla finestra iniziava a proferire parolacce e si denudava. È accaduto più volte, ora non lo fa più”.
 
Nel rassegnare le conclusioni è stato lo stesso pubblico ministero Gianluigi Datta a chiedere l’assoluzione dei due imputati: “Di molestie non si può parlare perché non ne sono emerse in istruttoria. Per contro il querelante si è posto nei confronti degli imputati con un atteggiamento a dir poco provocatorio: tra i video ce n’è uno in cui mostra il deretano ai suoi vicini dalla propria abitazione”.
 
La parte civile, rappresentata dall’avvocato Carlo Cianci, si è opposta alle richieste della Procura lamentando soprattutto il mancato sequestro del cellulare di C.M.: “Ѐ o non è molestia avere anche solo un telefonino costantemente puntato contro?” ha obiettato il legale, sottolineando come la persona offesa avesse lamentato continue intrusioni nella sua vita privata anche per mezzo delle telecamere - questione che, ha aggiunto, è già stata oggetto di ben sei querele. A sostegno delle accuse anche la testimonianza di altri vicini secondo i quali “i due imputati sono molesti per tutto il vicinato: si è parlato di preghiere ad alto volume nel cortile e di mezzi agricoli lasciati accesi senza motivo”.
 
Per la difesa, con gli avvocati Alessandro Ferrero e Alessandro Martinelli, il decreto penale da cui ha avuto origine il procedimento sarebbe stato emesso “in assenza di qualunque elemento probatorio: a supporto vi è praticamente solo la dichiarazione del vicino”. Le immagini delle telecamere visionate durante il processo sono successive ai fatti contestati ma rappresenterebbero “una sorta di legittima difesa, nel tentativo di arginare l’incomprensibile attività di molestia e le continue denunce”.
 
Il giudice Anna Gilli, accogliendo le formulazioni della pubblica accusa e dei difensori, ha infine assolto G.D.G. e C.M. per insussistenza dei fatti.

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