BUSCA - Botte al padre dell’amico: condannato un ventenne di Busca

Il giovane, di origini albanesi, è accusato anche di aver fatto parte di una baby gang che nel 2017 derubò un prete e due istituti scolastici a Saluzzo

a.c. 15/10/2019 17:09

Non voleva proprio che suo figlio frequentasse quell’amico, anche se il legame tra i due risaliva alla prima infanzia. A un 59enne albanese residente a Busca tale ostinazione nell’allontanare il ragazzo da quella che giudicava una ‘cattiva compagnia’ sarebbe costata due pugni in faccia, in una notte di giugno del 2016.
 
L’altro protagonista della vicenda, E.Q., è anch’egli un buschese di origini albanesi e all’epoca ventunenne. Il giovane, noto alle forze dell’ordine perché indagato in passato per reati connessi alla droga, si trova sotto processo a Cuneo anche per furto, ricettazione e utilizzo fraudolento di carta di pagamento, in seguito all’inchiesta che nel gennaio 2018 sgominò una baby gang attiva a Saluzzo.
 
Nel procedimento che lo vede imputato per lesioni, i fatti avvennero invece a Busca nei pressi di un distributore di benzina, dove era parcheggiata l’auto guidata da E.Q.: il 59enne, nella scorsa udienza, aveva detto di essersi recato lì solo perché sperava di incontrare suo figlio e riportarlo a casa. Sul posto invece aveva trovato E.Q., che dopo averlo insultato gli avrebbe assestato due pugni sotto l’occhio destro. Opposta la ricostruzione fornita in aula dall’imputato, il quale ha sostenuto invece di essere lui la vittima dell’aggressione: “Mi ha seguito in macchina, e non era la prima volta che capitava. Quando ho accostato e sono sceso mi ha offeso e mi ha dato due calci senza lasciarmi il tempo di parlare, mentre mi bloccava i polsi”.
 
Le lesioni subite dall’uomo, quindi, sarebbero state solo il frutto del tentativo di E.Q. di divincolarsi dalla sua presa. Va detto che nell’imminenza dei fatti la parte offesa non aveva sporto denuncia né si era recato al Pronto soccorso: solo un mese dopo, di fronte all’emergere di un ematoma subdurale sotto l’occhio colpito, era maturata la decisione di presentare una querela.
 
Secondo l’avvocato Antonio Vetrone, difensore di E.Q., la circostanza alimenta qualche perplessità: “C’è una condotta che parte da una giusta preoccupazione per il figlio ma poi sfiora l’ossessione nei confronti dell’imputato” ha sostenuto il difensore, chiedendo l’assoluzione. Di diverso tenore il ragionamento esposto dal pubblico ministero Luigi Dentis, che ha chiesto una condanna a otto mesi: “Unico fatto certo è che la parte offesa ha una lesione compatibile con le percosse”. Sebbene non ci siano riscontri, a parte i referti medici e le opposte ricostruzioni dei due protagonisti della vicenda, la Procura “ritiene più credibile la versione della persona offesa, non perché sia scevra da incertezze ma perché l’ipotesi di un pugno diretto al volto ha maggiore aderenza con le risultanze medico legali”.
 
Il giudice Massimo Scarabello, convinto dalla ricostruzione accusatoria, ha condannato E.Q. a quattro mesi di carcere.

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