Una pattuglia della Polizia lo aveva trovato nel cuore della notte davanti ai giardini Fresia di Cuneo, intento a lavarsi le ferite. Ad allertare la Questura erano stati alcuni residenti, che avvertivano di aver sentito grida e rumori provenire dalla strada.
Sul posto c’era un giovane di origini maghrebine, con un profondo taglio sul naso e un forte dolore alla nuca. Agli agenti della volante aveva spiegato di avere con sé un marsupio, ma nel punto indicato c’erano solo macchie di sangue e briciole di grissini. Una rapina in piena regola, messa a segno, sostiene la vittima, da una persona che conosceva bene e insieme alla quale aveva trascorso tutta la serata. Si tratta di F.B., extracomunitario residente a Peveragno, gravato da precedenti per rapina e droga.
Quella sera di giugno, nell’estate di due anni fa, il ragazzo lo aveva incontrato dopo essere uscito da lavoro e aver cenato con i colleghi: “Dovevo incontrare un’amica in piazza Boves. Lei non c’era, ho trovato invece F.B., un po’ ubriaco, che mi ha invitato a sedere al tavolo con lui e la fidanzata. Abbiamo fatto due giri di birre, poi siccome dovevo tornare a casa e loro erano di strada gli ho chiesto un passaggio in auto”. A far precipitare le cose, stando al racconto della persona offesa, sarebbe stata una banale lite tra il suo amico e la fidanzata: “Scesi dall’auto hanno iniziato a litigare, lui le ha tirato due schiaffi e l’ha presa per i capelli. Io ho cercato di dividerli e lui mi ha preso a pugni sul naso e sulla fronte”.
Da quel punto il giovane afferma di non ricordare nulla, fino al momento in cui si è risvegliato, stordito, di fronte ai giardini: “Ero pieno di sangue e sono andato alla fontana a sciacquarmi. Intanto è arrivata la polizia e poi l’ambulanza”. Insieme al marsupio erano spariti due telefoni, venti euro in contanti, il permesso di soggiorno e una carta Postepay. Il derubato sarebbe rimasto otto giorni in ospedale per poi formulare denuncia contro il presunto aggressore, ora a processo per rapina e lesioni.
Le testimonianze dei poliziotti confermano che il marsupio era stato riportato ai vigili urbani di Peveragno, pochi giorni dopo i fatti. A consegnarlo sarebbe stato lo stesso F.B., contattato dalla sorella dell’ex amico ancora ricoverato. Agli atti ci sarebbe anche la registrazione di una telefonata in cui l’imputato rassicurava l’interlocutrice dicendo “non siamo ladri, lo riconsegniamo”. All’atto della riconsegna, tuttavia, mancavano i soldi e il permesso di soggiorno. Nell’ultima udienza si è parlato anche dei cellulari: quello in uso alla vittima agganciava la cella dei giardini Fresia fino alle 2,30 di notte, per poi spostarsi verso il comune di Peveragno. Un orario compatibile, sostengono gli inquirenti, con quello dell’aggressione.
Nell’udienza del 12 maggio il giudice ascolterà gli ultimi due testimoni e la discussione delle parti.