“Non lo ha mai denunciato e non lo farà mai, perché ha paura. Lei dice che non avrebbe voluto tutto questo, ma spera che sia fatta giustizia”: sono le parole, a tratti spezzate dal pianto, che la madre di una ventenne cuneese ha ripetuto davanti al giudice, descrivendo il rapporto tra la figlia e l’ex fidanzato.
Lui, L.G., viene descritto come “molto possessivo, pesante, un uomo che lo aveva costretto a lasciare tutte le amicizie e l’aveva allontanata dalla famiglia”. Oggi deve rispondere di stalking, lesioni personali aggravate e detenzione abusiva di armi. La sua ex fidanzata non è andata in aula a deporre contro di lui, l’hanno fatto però i genitori e la nonna di lei, ricostruendo gli episodi per cui l’imputato è a processo.
Il più grave, nell’agosto del 2018, è avvenuto quando i due ex conviventi si erano lasciati da poco. L.G. avrebbe invitato la ragazza a salire in casa per prendere le sue cose, ma una volta dentro le avrebbe impedito con la forza di uscire: “Lei è andata alla finestra per chiedere aiuto ai vicini ma l’ha afferrata per i capelli e l’ha sbattuta sul letto. - racconta ancora la testimone - Si è alzato solo perché temeva di averle fatto troppo male e ha lasciato che chiamasse la nonna. Il giorno dopo lei aveva segni sul collo e si era fatta accompagnare in ospedale”. Non sarebbe stata comunque la prima volta che la giovane veniva picchiata: già durante la relazione, aveva confidato in seguito ai genitori, l’uomo l’aveva percossa in un paio di occasioni, provocandole anche una frattura a un dito.
“Dopo essere stato lasciato ha continuato a perseguitarla per oltre un anno” aggiunge il padre della ragazza: “Veniva ad appostarsi sotto casa ogni sera fino alle due o alle tre di notte, insieme agli amici. Mettevano musica a tutto volume per farsi sentire anche da noi, che abitiamo al quarto piano”. E poi centinaia di messaggi e chiamate, con minacce di morte rivolte sia a lei che ai familiari: “Quando ha scoperto che aveva un nuovo fidanzato gli insulti sono peggiorati. Faceva profili falsi sui social per importunarli, le scriveva che li avrebbe sgozzati. Lei per paura ha cambiato abitudini e orari, alla fine ha dovuto anche cambiare numero di telefono”.
“Le diceva che avrebbe sgozzato i suoi familiari cominciando dai fratelli più piccoli. Diceva che non gli importava di finire in galera” conferma la madre, che riferisce anche dei tentativi di convincere l’uomo a desistere: “Dopo l’aggressione l’ha incontrato due o tre volte in un locale perché era spaventata, voleva calmarlo. Anch’io ho accettato di vederlo ma lui mi chiedeva soltanto di dire a mia figlia che era pentito e che dovevano tornare insieme. Non accettava che fosse finita”.
Il prossimo 28 febbraio il processo riprenderà con l’audizione di altri testi.