Da bracciante nel ghetto di Rosarno a imprenditore di successo, amministratore di una cooperativa che oggi conta centinaia di soci e dà lavoro a decine di braccianti africani. Era considerato un simbolo di integrazione vincente Osman Kouyate, 50 anni, cittadino ivoriano giunto in Italia nel 1992 e attivo anche nell’import-export.
Qualcosa però sembrerebbe non quadrare nell’attività della cooperativa Salimo, almeno stando ai riscontri raccolti in sede d’indagine dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro su impulso della Procura di Cuneo. Per questo ieri mattina (25 novembre) Kouyate è finito in carcere assieme al cognato, anch’egli ivoriano, che riveste il ruolo di presidente della cooperativa. Intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera sono le accuse: in altre parole, il reato di caporalato introdotto dalla legge 199 del 2016.
Gli accertamenti erano già in corso lo scorso mese, quando a seguito di una perquisizione negli uffici della cooperativa Kouyate aveva deciso di sgomberare i due alloggi dove ospitava 47 braccianti a Cuneo, tra via Santa Croce e via Meucci. “Mi sono sentito minacciato dalle perquisizioni dei carabinieri e ho dovuto chiedere ai ragazzi di andarsene. C’è una volontà manifesta di farci fuori” aveva dichiarato in quell’occasione l’indagato, unendosi alla protesta inscenata dai lavoratori in piazza Foro Boario. In seguito all’apertura di un tavolo di confronto in Prefettura e all’interessamento dei sindacati e dell’amministrazione comunale, i braccianti erano stati trasferiti presso alcune realtà locali dell’accoglienza.
La cooperativa Salimo (termine di origine ivoriana che significa “sano”) organizza il trasporto e l’alloggio dei lavoratori agricoli, oltre che nel Cuneese, nelle zone di Alba e Saluzzo e nel Torinese. Le accuse di sfruttamento riguarderebbero anche questi trasporti per i quali Kouyate ha detto di aver richiesto un contributo di 3 euro a viaggio, che tuttavia non verrebbe preteso da ogni fruitore del servizio: “Tutti i nostri ragazzi sono retribuiti con compensi tra i 5,50 e i 7,50 euro all’ora” ha assicurato inoltre l’imprenditore. Oltre all’attività svolta con la cooperativa, Kouyate esporta frutta raccolta nella Granda in Costa d’Avorio, Mali, Burkina Faso e Senegal. Negli stessi Paesi è attiva la House Project Africa, una realtà imprenditoriale da lui promossa con interessi in molteplici settori commerciali.
Al momento sono aperti nel territorio cuneese diversi filoni d’indagine relativi al caporalato. Il primo tra questi, portato alla luce dall’inchiesta Momo nel 2019, ha condotto al rinvio a giudizio di sei imputati riconducibili a due diverse aziende di Lagnasco e Barge. Il processo a loro carico è prossimo alla conclusione.