CARAGLIO - Caporalato, patteggiano il titolare della Europoll di Caraglio e due dipendenti

Due degli indagati erano finiti in carcere dopo l’indagine della Squadra Mobile. Si parlava di turni fino a sedici ore giornaliere e minacce di licenziamento

Andrea Cascioli 02/05/2024 17:25

Si chiude con tre patteggiamenti e due proscioglimenti l’inchiesta per caporalato alla Europoll di Caraglio, a carico del titolare Roberto Costamagna e di quattro coimputati.
 
Nel dicembre del 2021 Costamagna (classe 1974, residente a Caraglio) e il caposquadra Marian Catalin Taga (classe 1985, romeno, domiciliato a Caraglio) erano finiti in carcere con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera. Il gip aveva disposto gli arresti domiciliari anche per il responsabile amministrativo dell’azienda avicola Luca Astesano (classe 1988, residente a Venasca) e per altri due soggetti, un 49enne ivoriano dipendente della Europoll e un consulente del lavoro 57enne di Savigliano.
 
Gli inquirenti ipotizzavano che gli indagati, quanto meno nell’arco di tempo compreso tra il 2016 e il 2021, avessero corrisposto a trenta lavoratori stranieri (perlopiù africani della Costa d’Avorio e del Burkina Faso) retribuzioni “sproporzionate rispetto alla quantità e qualità di lavoro prestato”, violando in maniera reiterata le norme sugli orari di lavoro e i periodi di riposo e ferie: si parlava dell’esistenza di turni giornalieri fino a 14-16 ore, con pause e ferie non pagate ai dipendenti della macelleria e parte degli stipendi saldati in nero. Ma anche minacce di licenziamento per chi protestava o si rivolgeva ai sindacati e omissioni delle norme sulla sicurezza, in particolare per quanto riguardava la fornitura di guanti anti-taglio: in un diverso procedimento, per l’infortunio non denunciato di uno dei lavoratori coinvolti nell’inchiesta, Costamagna è stato condannato a una multa di 200 euro.
 
Anche in questo caso i patteggiamenti concordati dalle difese di Costamagna, Taga e Astesano hanno portato a una sanzione pecuniaria, dall’importo non reso noto. Per gli altri due indagati c’è stato invece il proscioglimento dalle accuse da parte del gup Maria Rita Tornesi. Il giudice, commentano gli avvocati Marco Ivaldi e Tommaso Servetto, difensori degli imputati, ha valutato “le relazioni dell'amministratore giudiziario che ha compiuto una totale verifica della situazione aziendale in atto” ed “evidenziato la completa e assoluta regolarizzazione di ogni aspetto di possibile irregolarità amministrativa, anche sotto l'aspetto della sicurezza”, tenendo conto della “completa disponibilità dell'azienda che ha regolarizzato lievi difformità retributive”.
 
Tra le accuse, a carico dei due italiani, anche una truffa all’Inps che sarebbe stata realizzata inviando dichiarazioni mensili sulle giornate lavorate e gli imponibili non corrispondenti al vero. Ne sarebbe conseguito un ingiusto profitto di oltre 209mila euro pagati dall’ente pubblico a titolo di disoccupazione agricola (quando parte di queste somme avrebbero dovuto essere corrisposte dall’azienda come retribuzione) e di ulteriori 323mila euro non versati all’Inps.

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