Un rapporto difficile tra madre e figlio, fatto di liti violente e recriminazioni, fino alla decisione disperata della donna di rivolgersi alla giustizia per chiedere che lui non mettesse più piede in casa sua.
È costata una condanna a sei mesi da parte del giudice Alice Di Maio la minaccia che l’allora 25enne M.L. aveva formulato nei confronti di sua madre, puntandole contro un coltello dopo essere entrato nella sua abitazione di Caraglio. Questo nonostante la donna avesse ritirato la querela presentata nell’ottobre 2017, quando il figlio aveva di nuovo dato in escandescenze dopo essere stato messo alla porta.
“Gli ho detto che avrei accettato se lui si fosse fatto curare” ha spiegato in aula la mamma. Quando aveva cercato di allontanarlo la prima volta, a luglio, il giovane aveva iniziato a inveire contro di lei e contro una vicina intervenuta per sedare gli animi: “Recriminava su vicende del passato, mi accusava di essere una cattiva madre e di non averlo difeso dal padre. Aveva con sé tre bottiglie di birra”.
La vicina ha confermato di aver assistito a quello e ad altri alterchi, e ha aggiunto che quel giorno M.L. appariva ubriaco: “L’ho sempre visto molto aggressivo e prepotente con sua mamma. Una volta le aveva detto che doveva stare attenta perché sarebbe finita ‘in mezzo a quattro assi’”. Quel diverbio era sfociato in una minaccia quando il figlio, dopo essere entrato in cucina, aveva afferrato un coltello puntandolo alla gola della donna. In seguito tuttavia era stato lo stesso M.L. ad allontanarsi a chiamare i carabinieri, sostenendo di “non essere in sé”.
Un successivo tentativo di intrusione, in ottobre, avrebbe infine convinto sua madre a denunciarlo: “Dopo quell’episodio - ha riferito - è ritornato in altre due occasioni: una volta ha picchiato contro la porta e gridato, la seconda volta ha distrutto due fanalini e cerchioni della mia auto. Ma non si è più fatto vedere in casa”. La querela era stata rimessa in un secondo tempo, eppure questo non è bastato a evitare il processo: “Non sapevo più come comportarmi con lui” ha ammesso la donna.
Il procuratore Rosa Alba Mollo ha chiesto di lasciar cadere l’accusa di violazione di domicilio e di punire invece il 27enne per la minaccia, con sei mesi di reclusione. Il difensore ha invece domandato l’assoluzione per entrambi i capi d’imputazione, sostenendo che non si potesse configurare nemmeno la minaccia e sottolineando che il ragazzo si era allontanato appena gli era stato chiesto di farlo.
Questo, comunque, non è bastato a evitare la sentenza di condanna.