Si celebrerà di fronte al tribunale di Cuneo il processo contro i tre indagati nell’ambito dell’operazione “Patroclo” della Guardia di Finanza di Sanremo. Lo ha stabilito il tribunale di Imperia accogliendo stamani l’eccezione di competenza territoriale presentata dagli avvocati Stefano Campanello, Aldo Mirate, Luciano Paciello e Luigi Giuliano.
La vicenda, emersa nel 2019, riguarda la cooperativa sociale Caribu, attiva nell’Imperiese ma avente sede legale a Cuneo in via Luigi Einaudi. Le indagini coordinate dalla Procura ligure erano partite nel novembre 2017 e avevano portato alla luce una presunta frode ai danni dello Stato. Obiettivo, secondo gli inquirenti, appropriarsi di una vasta fetta dei fondi che la Prefettura di Imperia erogava per l’accoglienza ai richiedenti asilo. Alle autorità sarebbero stati comunicati per anni numeri molto superiori, rispetto a quelli degli immigrati effettivamente alloggiati nei due C.A.S. (centri di accoglienza straordinaria) gestiti dalla cooperativa Caribu a Sanremo e a Vallecrosia.
Nello stesso tempo, grazie anche all’interposizione di società di capitali come la Libra srl di Cuneo, dai conti della cooperativa sarebbero stato “drenato” quasi il 70% dei fondi erogati dal ministero dell’Interno, da reinvestire nelle società di famiglia dei presunti “soci occulti”. In fase di indagini si era ipotizzato quantomeno un omesso controllo da parte della Prefettura, stante il fatto che i due centri sarebbe stati affidati alla Caribu senza alcun bando e in assenza di uno dei requisiti indispensabili, cioè il fatto di esercitare l’attività di accoglienza da almeno un anno: “Quando la struttura ospitava 38 migranti veniva denunciata la presenza di 81 persone con l'appropriazione del relativo costo e quindi è chiaro che c'è stato un sistema nei controlli non adeguato” aveva sostenuto il procuratore aggiunto Grazia Pradella, presentando alla stampa gli esiti dell’operazione “Patroclo”. Il provento della frode è stato quantificato in 1,3 milioni di euro, su un importo complessivo di fondi pubblici erogati di circa 1,7 milioni di euro.
Sono ora chiamati a risponderne i cuneesi Gianni Morra (classe 1957) ed Emanuela De Mita (classe 1971), sua convivente, insieme con l’avvocato di Chieri Guido Tabasso (classe 1952). A vario titolo sono accusati di associazione per delinquere, frode in pubbliche forniture, truffa, ricettazione e autoriciclaggio. Archiviate invece le posizioni di Antonella Morra, sorella di Gianni, e dell’ex funzionaria della Prefettura di Imperia Alessandra Lazzari, poi capo di gabinetto presso la Prefettura di Torino.