Falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia: sono i reati contestati, a seconda delle singole posizioni, a otto militari dell'Arma, coinvolti nell'inchiesta bis sui depistaggi legati al pestaggio di Stefano Cucchi, il geometra di 32 anni morto il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato dai carabinieri per detenzione di droga.
L'avviso di conclusione delle indagini, atto che precede solitamente la richiesta di rinvio a giudizio, riguarda tra gli altri il generale Alessandro Casarsa, all'epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, ma molto conosciuto anche in provincia di Cuneo perché fu comandante della Compagnia dei Carabinieri di Mondovì negli anni novanta, dall’ottobre 1991 al settembre 1995. Di lui in molti monregalesi conservano un buon ricordo perché fu ai vertici dell'Arma durante l'alluvione del 1994.
Il 415 bis è firmato dal pm Giovanni Musarò e dal procuratore Giuseppe Pignatone. Secondo i pm, partì dall'allora comandante del Gruppo Roma Alessandro Casarsa, e poi a cascata a tutta la scala gerarchica dei carabinieri dell'epoca, l'input a modificare due annotazioni di servizio relative allo stato di salute di Stefano Cucchi.