Nella serata del 11 novembre è nuovamente scattata l'emergenza presso il carcere di Cuneo, dove tre detenuti extracomunitari hanno inscenato una guerriglia per il mancato trasferimento in altro carcere. I tre, riferiscono i sindacalisti della Polizia Penitenziaria, hanno messo letteralmente a soqquadro la propria camera detentiva, distruggendo i sanitari, i termosifoni, gli infissi, gli arredi e riuscendo addirittura a fare un buco nel muro della stanza, con le gambe della branda utilizzate come spranga.
“Gli stessi - spiegano gli agenti - hanno immediatamente iniziato ad infierire contro il personale di Polizia Penitenziaria accorso in aiuto dei colleghi liberi dal servizio, barricandosi nella cella e scagliandogli contro qualsiasi oggetto ritenuto utile per fare del male e impedendo loro di accedervi all'interno”.
In contemporanea, durante un trasferimento urgente per motivi di ordine e sicurezza, un detenuto ha divelto la porta della celletta presente sul mezzo prendendola a calci e gli agenti di scorta sono dovuti intervenire per fermarlo.
I sindacati SAPPE, SINAPPE, OSAPP, UIL PA P.P., USPP, FNS CISL, C.G.I.L. FP e FSA CNPP del comparto sicurezza commentano: “Scene di ordinaria follia quelle registrate a Cuneo, che si sommano alle molteplici violenze perpetrate nei giorni scorsi da detenuti facinorosi che si divertono a distruggere, ben sapendo di rimanere costantemente impuniti per le loro pericolose gesta. Ciò che sta avvenendo nel distretto ha dell’assurdo... agenti e dirigenti indagati per torture e detenuti liberi di poter arrecare migliaia di euro di danni alle strutture dello Stato, appropriandosi delle stesse con inaudita violenza a persone e cose, senza che ci sia un intervento concreto e forte da parte dell'amministrazione penitenziaria e della politica! Chiediamo regole di ingaggio - protocolli operativi di intervento - strumenti idonei di difesa - l’istituzione immediata di gruppi di intervento specializzati per le sommosse e il riconoscimento economico dovuto per il rientro in servizio considerato che non viene retribuita alcuna reperibilità. Rimaniamo in attesa di urgente convocazione delle autorità preposte”.