È finito con un “nulla di fatto” il processo contro un 22enne italiano, accusato di essersi finto tecnico del gas per raggirare alcuni abitanti di Chiusa Pesio.
Le denunce a suo carico, tre in tutto, riguardavano altrettanti episodi risalenti al febbraio del 2021. J.C., residente a Manerbio, nel Bresciano, era stato già segnalato per episodi analoghi nella sua regione di origine. Secondo le denunce avrebbe cercato di estorcere soldi ad alcune persone, presentandosi casa per casa e millantando di aver ricevuto l’incarico di revisionare stufe e impianti del gas.
Va detto che tutti i “bersagli” individuati avevano avuto la prontezza di tenerlo a distanza dalla propria abitazione e avvertire i carabinieri. Un 68enne ha raccontato in aula: “Il signore è venuto a casa mia e ha suonato il campanello, dicendo ‘sono quello del gas, dovrei vedere l’impianto’. Non lo avevo mai visto prima, indossava un cartellino con il nome”. Il sedicente addetto, ha aggiunto il testimone, avrebbe spiegato di dover installare un congegno: “Ha detto che era diventato obbligatorio per legge e che il nuovo dispositivo costava 320 euro, ma siccome sono pensionato mi avrebbe scontato trenta euro. In seguito ho visto che quegli apparecchi si vendono a venti euro su Amazon”.
Analoga segnalazione era arrivata da una signora settantenne. L’anziana ha riferito di essersi insospettita perché il sedicente tecnico sembrava conoscere informazioni personali sul suo conto: “Sapevo che sono vedova, ma non è scritto sul campanello. Lui era un giovane distinto con una borsa nera a tracolla: non avrei mai pensato fosse un truffatore”. Anche la signora, malgrado le insistenze del visitatore e le minacce di sanzione, era riuscita a metterlo alla porta. La stessa scena si era ripetuta in casa di un 72enne: “Aveva un cappello in testa e una mascherina che copriva parte del volto. A metà scala ha detto di dover installare un apparecchio per il gas, io gli ho risposto che non lo avrei fatto entrare e in modo un po’ brusco l’ho allontanato. Poi ho chiamato i carabinieri”.
Solo uno dei tre chiusani ha in seguito presentato querela, ritirandola però in fase processuale. A carico dell’imputato è venuta a cadere anche l’aggravante della minorata difesa che la Procura aveva contestato in un primo tempo. Il pubblico ministero non ha quindi potuto fare altro che domandare una sentenza di non doversi procedere, richiesta alla quale si è associata la difesa.
Al giovane, tuttavia, la trasferta cuneese è costata un verbale da 400 euro. È emerso infatti che venendo dalla Lombardia non aveva rispettato il divieto di spostamento tra regioni, ancora vigente all’epoca dei fatti.