CUNEO - Colpito col taser dopo un controllo di polizia, si ritrova a processo per resistenza

L’episodio in piazza Boves, dove l’imputato stava festeggiando la nascita di un bambino con amici e parenti. L’accusa: “Brandiva una sigaretta contro un agente”

Andrea Cascioli 09/01/2025 17:33

Di certo c’è che la festa di famiglia per la nascita di un bambino non poteva avere un finale peggiore: con un intervento della Polizia nel locale e un uomo ammanettato a terra, in una pozza di urina, dopo essere stato colpito da un taser. Se si sia trattato di un tentativo di violenza verso gli agenti, come sostiene la Procura, oppure di un atto spropositato dei poliziotti, come afferma invece la difesa, lo deciderà il giudice.
 
Per ora M.D.C., cuoco di origini ecuadoregne residente in Italia da quasi vent’anni, resta sotto processo con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Per lui il pubblico ministero Lucietta Gai ha chiesto una condanna a un anno di carcere, dopo che già era scattato il Daspo urbano per la durata di due anni. Questi i fatti: nel febbraio del 2024 una pattuglia della Questura aveva individuato l’imputato in piazza Boves, nei pressi del Prestige Shisha Lounge Bar dov’era in corso la festa con amici e familiari. Insieme a lui c’erano il fratello e altre due persone. A indirizzare gli agenti era stato un giovane marocchino, trovato in lacrime in piazza Galimberti, che aveva raccontato ai poliziotti di aver subito la rapina di un cellulare poco prima. La convivente dell’imputato ha confermato di aver assistito a un alterco tra il compagno e alcuni nordafricani, affermando però che fossero stati questi ultimi a minacciare i presenti con una bottiglia rotta.
 
L’ispettore che ha azionato il taser sostiene di essere ricorso a questa misura perché M.D.C. agitava una sigaretta verso il volto di un collega e sembrava in procinto di colpirlo. Versione smentita con forza dall’accusato, il quale ha sempre detto di essersi limitato a segnalare agli agenti che una delle persone nel suo gruppo era sordomuta e un’altra non comprendeva l’italiano. “Non si interloquisce certo brandendo una sigaretta al volto degli agenti e tantomeno si procede con un agito aggressivo nei confronti di chi sta svolgendo l’attività pubblica di controllo del territorio” ribatte ora il pm, confermando le accuse. Per la Procura, si può concludere che “non è stata tenuta da parte degli operanti alcuna condotta scorretta né oggettivamente né sotto il profilo della percezione. Avevano solo richiesto l’identificazione”.
 
L’avvocato Gabriele Perano, difensore dell’ecuadoregno, fornisce una ricostruzione opposta dell’accaduto: “Non si può ritenere - domanda il legale - che la versione degli agenti sia servita a dare giustificazione a un’azione fuori misura, che ha colpito un cittadino inerme e incensurato?”. Lo sparo col taser sarebbe stato un gesto dettato da “pura impulsività” e “avvenuto fuori contesto”, tanto da non poter escludere che “a distanza di qualche ora dai fatti gli agenti abbiano effettivamente riflettuto sull’uso affrettato dell’arma, magari in contrasto con le regole”. Le presunte contraddizioni evidenziate dalla difesa sono molteplici: anzitutto il fatto che i quattro individui non avrebbero cercato in nessun modo di sottrarsi al controllo, al contrario di quanto sostenuto dai poliziotti. “Al sopraggiungere della Polizia, a lampeggianti accesi, non si verifica nessuna reazione neppure istintiva” dice l’avvocato, menzionando il video di una telecamera comunale a conferma.
 
In merito alla supposta minaccia, osserva, “chi utilizzi una sigaretta accesa in segno di minaccia tiene il braccio disteso: il movimento descritto dall’agente evoca invece la gesticolazione di un soggetto che volendo farsi capire meglio accompagna le sue parole con il linguaggio del corpo. Del resto sembra assurdo che a mezzo metro di distanza l’imputato non solo non sarebbe riuscito ad attingerlo con la sigaretta, ma nemmeno a sfiorarlo”. Tutti i soggetti controllati sul posto erano incensurati, sottolinea ancora il difensore, e nemmeno sarebbe suffragata la tesi che le forze dell’ordine si fossero trovate “accerchiate”: “A nessuno dei presenti è mai stato contestato nessun illecito di questo tipo. L’unica cosa che si vede è che i soggetti accorsi mostrano comprensibile preoccupazione per l’imputato, immerso nella propria urina e con la bava alla bocca”.
 
Nei tre video girati dal fratello dell’uomo, aggiunge ancora l’avvocato Perano, “si sente un agente lamentarsi per essere stato attinto anche lui alla mano dal taser e l’ispettore scusarsi: si sente anche quest’ultimo pronunciare la frase ‘state lontani, sennò ce n’è anche per voi’”.
 
Per il prossimo lunedì 13 gennaio sono attese le repliche e la sentenza del giudice.

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