Coltivare marijuana non è reato, a patto di non istigare al consumo di droghe - anche insegnando a ricavare lo stupefacente dalla pianta. Lo si legge nella richiesta di archiviazione, presentata dal sostituto procuratore Francesca Lombardi, nel procedimento a carico del 21enne Filippo Blengino, segretario dell’associazione Radicali Cuneo “Gianfranco Donadei” e candidato con il Partito Democratico alle comunali di Cuneo insieme alla compagna di militanza Elisa Viale.
Blengino era stato denunciato nel settembre scorso dopo la pubblicazione di un video sulla pagina Facebook dei Radicali e sul suo profilo personale, nel quale riferiva di aver coltivato “illegalmente e pubblicamente” a casa propria una pianta di cannabis. Un gesto di disobbedienza civile, il suo, nell’ambito della campagna per la legalizzazione delle droghe leggere. Nel video l’attivista affermava anche di voler tenere un “corso di autocoltivazione di cannabis”, all’insegna del motto “meglio legale che criminale”. La successiva perquisizione in casa dell’esponente radicale aveva portato al sequestro della piantina, ma gli agenti della Questura non avevano rinvenuto nessuno strumento per favorirne la crescita o estrarne il principio attivo.
Questa circostanza è stata determinante nell’indurre la Procura a richiedere l’archiviazione: “Nel nostro ordinamento - scrive il pubblico ministero - viene infatti perseguito il consumo illecito di stupefacenti e la loro commercializzazione, nonché ogni attività che istighi ad una di queste pratiche. Non è tuttavia passibile di sanzione un comportamento che non istighi al consumo o non insegni a ricavare lo stupefacente dalla pianta che lo produce”. Non è possibile insomma equiparare la sostanza stupefacente alla pianta da cui lo si ricava con procedimenti specifici, che tuttavia Blengino non aveva mostrato di compiere né di insegnare. Le motivazioni del pm sono state condivise integralmente dal gip Sabrina Nocente, che ha quindi disposto l’archiviazione.
Tuttavia l’autore della protesta ha ricevuto un ammonimento dal prefetto, presso il quale era convocato stamattina. “Questo mio gesto di disobbedienza è stato fatto, innanzitutto, per le forze dell’ordine e la magistratura, che quotidianamente sono costretti a concentrare enormi risorse per perseguire reati legati alla coltivazione di una semplice piantina” ha dichiarato Blengino, all’uscita della Prefettura. Ad accompagnarlo erano presenti Giulia Crivellini, tesoriera nazionale di Radicali Italiani e avvocato difensore di Blengino insieme al collega Alberto Ventrini, e Igor Boni, presidente dei Radicali Italiani.
“La totale inerzia del Parlamento - ha commentato l’avvocato Crivellini - che da anni non discute la legge di iniziativa popolare sulla regolamentazione della cannabis e oggi il testo di legge del deputato Riccardo Magi in materia di autocoltivazione ci impone di continuare ad evidenziare l’urgenza di superare la legge criminogena in materia di sostanze stupefacenti”. “Quella stessa legge - ha aggiunto Igor Boni - che in nome di un cieco proibizionismo aveva portato a processo Walter De Benedetto. Contro una legge che viola la ragionevolezza disobbediamo e disobbediremo”.
Walter De Benedetto, deceduto due giorni fa, era stato processato e assolto lo scorso anno dal tribunale di Arezzo: malato di una grave forma di artrite reumatoide, aveva coltivato e utilizzato la canapa a scopo medico, pubblicizzando il suo gesto come atto di protesta in favore dell’uso terapeutico della cannabis. “Sono pronto a violare nuovamente la legge come gesto di disobbedienza civile, - ha annunciato Blengino - contro una legislazione proibizionista che rovina le vite, riempie le carceri e intasa i tribunali. La battaglia andrà avanti, anche a Cuneo, ed anche in nome di Walter De Benedetto, che oggi vogliamo ricordare con profonda commozione”.