ROBILANTE - Crac dell'Istituto Climatico di Robilante, assolto un commercialista

Il professionista era stato presidente del collegio sindacale e aveva poi agito da ‘consulente’ pochi mesi prima della bancarotta: per lui il pm aveva chiesto 2 anni

Redazione 05/11/2020 18:11

 
“A inizio 2010 l’amministratore era scomparso. C’erano pazienti sotto ossigeno e bisognava assicurare la continuità delle cure, ne andava della vita stessa dei ricoverati”: una ricostruzione drammatica, quella sugli ultimi mesi dell’Istituto Climatico di Robilante prima del fallimento, fatta dalla persona che più di tutte aveva il polso della situazione contabile, la commercialista.
 
Lei, S.G., professionista 50enne con studio a Manta, ha poi patteggiato un anno e quattro mesi per bancarotta prefallimentare. Anche l’amministratore, il 59enne romano A.B., ha optato per il patteggiamento uscendone con una condanna a due anni di carcere: per gli inquirenti il rappresentante legale dell’Istituto era poco più di un prestanome, già coinvolto in molteplici crac finanziari. A conclusione delle indagini preliminari, nell’aprile 2010, entrambi erano stati destinatari di misure cautelari insieme a un terzo soggetto, G.M., commercialista genovese oggi 62enne ed ex presidente del collegio sindacale dell’ente.
 
Ieri (mercoledì 4 novembre) quest’ultimo è stato assolto dal tribunale collegiale di Cuneo dov’era accusato di concorso in bancarotta. La sua posizione era apparsa fin da principio più defilata perché G.M., in polemica con la nuova amministrazione, aveva lasciato l’incarico già diversi mesi prima ed era ricomparso solo nell’imminenza del tracollo, per aiutare la collega e compagna di vita S.G. a gestire i guai amministrativi. C’era in particolare da far fronte a una rivalutazione immobiliare che metteva a bilancio un valore di quasi 2 milioni di euro superiore rispetto a quanto dichiarato in Camera di Commercio, alleggerendo di conseguenza il passivo. Anche altri aspetti dello stato patrimoniale, secondo la Guardia di Finanza, non corrispondevano alla realtà: erano indicati crediti inesistenti nei confronti dell’Asl e dell’Inps e ratei attivi (cioè previsioni di redditi futuri inseriti nel bilancio, i cosiddetti “cavalli”) superiori a quelli riscontrati.
 
Il professionista genovese è finito nel mirino della Procura soprattutto per il suo presunto ruolo nella falsificazione di un verbale d’assemblea dal quale risultava che i soci dell’Istituto Climatico si sarebbero riuniti per togliere dal bilancio la falsa rivalutazione degli immobili: le testimonianze dei membri del collegio sindacale e dello stesso amministratore avevano però chiarito che quella riunione non si tenne mai. Per il sostituto procuratore Alberto Braghin, che aveva chiesto la condanna di G.M. a due anni di carcere, il bilancio depositato e il falso verbale costituivano una duplice violazione: “L’imputato ha alterato la realtà documentale, traendo in inganno il giudice. Ma il compito del commercialista non era quello di ‘salvare dalla galera’ i soci dell’Istituto Climatico, come lo si sente dire in una telefonata”.
 
La difesa degli avvocati Cristiano Burdese e Massimo Boggio ha puntato per contro a dimostrare che l’intervento di G.M. non fosse in alcun modo diretto a evitare la sentenza di fallimento: “Non ha ritardato la bancarotta né messo a rischio i creditori. Si è limitato, da semplice consulente, a togliere dal bilancio una rivalutazione illecita per rappresentare una situazione finanziaria più realistica”.

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