Era bastata una semplice richiesta del capostazione a mandare in escandescenze un ivoriano, M.B., classe 1988, arrestato a seguito di un’aggressione nella stazione di Cuneo.
Per i fatti risalenti al 6 ottobre dello scorso anno l’uomo è stato condannato stamane dal giudice Emanuela Dufour. Era accusato di lesioni a tre agenti della Polfer e di resistenza a pubblico ufficiale. Intorno alle 6 del mattino, il capostazione aveva sorpreso l’ivoriano tra i binari e gli era andato incontro per chiedergli di allontanarsi: “Gli ho fatto notare i cartelli di divieto in quella zona. Lui si è arrabbiato e ha cercato di sferrarmi due pugni in volto, li ho schivati e mi sono allontanato per avvisare gli agenti. Mi ha anche rincorso, ma per fortuna sono arrivato all’ufficio della polizia ferroviaria prima che mi raggiungesse”.
Su quanto avvenuto in seguito hanno riferito in aula i poliziotti Giovanni Beltrand e Stefano Bianco, entrambi in servizio quel mattino insieme a un terzo collega. Tutti loro avevano riportato lesioni nel tentativo di bloccare il facinoroso e identificarlo: “Era nelle vicinanze dell’uscita, sul primo binario. Gli ho chiesto il documento e lui mi ha sferrato un pugno al viso, facendomi vacillare” ha raccontato Berltrand. M.B. aveva continuato a menare calci e pugni anche quando erano sopraggiunti i colleghi: “Siamo finiti a terra e mi ha morso l’avambraccio. Non riuscivo a staccarlo, solo con l’intervento degli altri agenti ce l’ho fatta”. Il soggetto era poi stato ammanettato e preso in consegna da una pattuglia che l’aveva accompagnato in Questura. Anche qui, stando a quanto riportato in denuncia, avrebbe continuato a mostrarsi molto aggressivo, rifiutando di farsi fotosegnalare. Dopo l’identificazione era stato portato in carcere a Cerialdo e poi, una volta liberato, sottoposto al divieto di dimora in provincia di Cuneo.
Due dei poliziotti avevano riportato ferite guaribili in cinque giorni, per Beltrand era stata formulata una prognosi iniziale di dieci giorni. L’imputato, regolare in Italia, incensurato e non noto alle forze dell’ordine, è oggi irreperibile: si ritiene che fosse uno degli extracomunitari accampati nei dintorni della stazione in quel periodo. Contro di lui il sostituto procuratore Francesco Lucadello ha chiesto una condanna a nove mesi di reclusione: “Le immagini delle telecamere non hanno ripreso l’intera azione, ma lo spezzone che possiamo vedere conferma la difficoltà degli agenti nel contenerlo”. La difesa ne aveva domandato l’assoluzione ipotizzando che il suo stato mentale, al momento dei fatti, fosse alterato.
Il giudice ha comminato una pena di otto mesi concedendo il beneficio della sospensione condizionale. La misura del divieto di dimora è stata revocata.