Sembra una contesa ormai surreale, in tempi di serrate alle ore 18 e di coprifuoco notturno, quella che ha portato davanti al tribunale di Cuneo un gruppo di residenti di vicolo Quattro Martiri e il gestore dello storico ristopub Lucertolo’s, il 40enne M.T., accusato di disturbo della quiete pubblica.
Il processo riguarda i
rumori provenienti dal dehor del locale, che tra la primavera e l’estate del 2017 avrebbero reso la vita impossibile ad alcuni vicini:
“I quattro martiri sono le parti offese di questo processo” ha tuonato in sede di discussione l’avvocato di parte civile, Claudio Massa, con un paragone un po’ enfatico tra i proponenti della prima causa contro il Lucertolo’s - risalente ormai a dieci anni fa - e i quattro martiri a cui la stradina del centro storico è intitolata (giovani partigiani delle SAP cuneesi giustiziati dai tedeschi tra il 1944 e il 1945).
I problemi in effetti sono antecedenti all’installazione del dehor, tema dell’attuale procedimento: già nel 2015 e nel 2016 i vicini avevano presentato due querele poi ritirate dopo il pagamento di un’oblazione. Questa volta invece le due parti hanno deciso di andare fino in fondo, chiamando a testimoniare i residenti della zona: c’è chi ha descritto uno scenario invivibile, con strepiti fino a tarda notte, insulti dai clienti più maleducati se richiamati al rispetto della quiete e forti rumori connessi alle operazioni di smontaggio del dehor. Ma c’è anche chi, all’opposto,
ha giurato di non aver mai avuto nessun fastidio né dai dipendenti della birreria né dalla clientela: M.T., anzi, si sarebbe sempre prodigato per evitare qualsiasi disturbo, richiamando i clienti più rumorosi in strada e
smontando il dehor prima ancora dell’orario concordato.
La pubblica accusa ha ritenuto comunque sussistenti gli elementi di prova contro di lui e ha chiesto la condanna a un’ammenda da 300 euro: per il pubblico ministero Rosa Alba Mollo “non c’è prova che sia stato fatto tutto ciò che era possibile per evitare questi disturbi, per quanto si tratti di schiamazzi e urla provenienti da terze persone”. Non tutti i testi di difesa, ha sottolineato inoltre la rappresentante della Procura, abitano “nell’area effettivamente esposta ai rumori”.
Sullo stesso punto ha insistito l’avvocato Massa, patrono di parte civile in questa e in altre cause analoghe, assicurando però che “non vi è nessuna crociata contro la movida, c’è invece nei confronti della cattiva educazione degli esercizi pubblici che sono vincolati a una serie di disposizioni, tra cui l’obbligo di vigilare affinché i frequentatori evitino comportamenti che possano recare pregiudizio alla quiete pubblica”. Una disposizione, accusa l’avvocato, “di fatto inapplicata dal comune di Cuneo”: “L’esercente non si libera dalle responsabilità appendendo cartelli che invitano a tenere comportamenti civili, ma deve adottare iniziative per scongiurarli, se necessario chiedendo l’intervento della forza pubblica o allontanando i clienti”. Analoghe considerazioni per quanto riguarda il dehor: “Ѐ chiaro che il dehor debba essere smontato ma ci sono modi e modi per farlo”.
Per l’avvocato Antonio Tripodi, difensore di M.T., la sola colpa del Lucertolo’s è di essersi trovato in mezzo a una “guerra” tra oppositori della movida e Comune. “Gran parte delle lamentele sono rivolte proprio alla gestione del centro storico da parte dell’amministrazione” ha affermato il legale, sebbene al pub non siano mai arrivate contravvenzioni dalle forze dell’ordine né richiami da parte dell’Arpa o del Comune stesso: “Tutto il compendio accusatorio si riduce alle dichiarazioni delle parti civili, che non rappresentano i residenti del vicolo ma solo una parte di essi”. La questione a giudizio della difesa è che “non possiamo pensare di ottenere attorno a noi un silenzio assoluto, ed è chiaro che il rumore è tanto più percepibile quanto più l’ambiente è silenzioso e più è angusto il luogo in cui si sviluppa”.
Nel caso di vicolo Quattro Martiri peserebbe anche la pedonalizzazione di via Roma, dopo la quale “qualsiasi fonte di rumore diventa avvertibile dal momento in cui non c’è più passaggio di auto”. Chiedendo l’assoluzione per l’imputato, l’avvocato ha concluso: “Non siamo così folli da pensare che all’interno del vicolo non si verifichino rumori anche in conseguenza del flusso di avventori. Ma non pretendiamo che tutti i clienti escano dal locale in punta di piedi e parlando con il linguaggio dei segni, o che accetterebbero di farlo perché glielo dice il proprietario”.
La sentenza del giudice è attesa per il prossimo 3 febbraio.