Un pappagallo cenerino è al centro della contesa giudiziaria che ha portato a processo il 57enne P.B., guardia zoofila e responsabile provinciale dell’associazione di protezione animali Oipa.
Contro di lui la Procura di Cuneo ha procede per usurpazione di funzioni pubbliche e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale. I fatti per cui oggi è a processo risalgono al novembre del 2017, quando insieme a un’altra guardia zoofila della stessa associazione P.B. aveva richiesto l’intervento dell’Asl e del CRAS di Bernezzo per il sequestro del volatile. Il pappagallo, di proprietà di un cittadino cinese, era già stato oggetto di un precedente intervento: in agosto l’Oipa aveva denunciato la presenza di un canile abusivo nella stessa abitazione della campagna cuneese.
In quell’occasione anche il pappagallo era stato oggetto di sequestro, in seguito revocato dai carabinieri forestali quando il proprietario aveva dimostrato di essere in possesso di regolare documentazione. Pochi mesi dopo però le guardie zoofile si erano ripresentate a quell’indirizzo, trovando il padrone di casa. “I miei inquilini cinesi erano andati via e mi avevano lasciato il pappagallo in custodia” ha spiegato l’uomo, precisando: “Una guardia in divisa si è presentata da me dicendo che i documenti non erano a posto. Pensavo fosse un forestale e non volevo essere d’intralcio alla giustizia: mi aveva anche detto che avrei dovuto collaborare o sarei passato anch’io dalla parte del torto”. Sollecitato a firmare il verbale, avrebbe quindi acconsentito “pur non condividendone il contenuto: ho spiegato chiaramente che ero d’accordo con il proprietario e avrei accudito volentieri il pappagallo”.
L’animale era stato affidato al CRAS previa autorizzazione di un veterinario dell’Asl Cn1, chiamato dallo stesso P.B.: “Mi era stato detto che era di proprietà di un signore che l’aveva abbandonato tempo prima. P.B. ha segnalato il fatto, però è stato il veterinario a decidere” ha precisato il gestore del centro per animali selvatici, Remigio Luciano. Sull’antefatto e le successive indagini ha deposto il maresciallo Mauro Iraldo, comandante della stazione carabinieri forestali di Cuneo: “Pensiamo che la guardia zoofila abbia peccato di scarsa obiettività, volendo portare via il pappagallo a tutti i costi. In realtà non si sa bene in base a cosa sia stato deciso l’allontanamento, non c’è un verbale di sequestro né un’ipotesi di reato”.
La stessa impressione l’aveva maturata del resto il signore che aveva in custodia l’animale e che in seguito aveva dichiarato ai carabinieri di essere stato oggetto di pressioni insistenti perché acconsentisse al sequestro: “Mi ci ero anche affezionato, quando lo hanno portato via ho chiesto che lo trattassero bene perché mi era simpatico”. Ancora lo scorso anno, ha aggiunto, l’imputato lo avrebbe contattato al telefono per parlare della vicenda: “Si è qualificato come ‘il signore del pappagallo’ e mi ha detto ‘avrà modo di ricordarsi di me perché passerà brutti momenti’: ricordavo benissimo la sua voce. Da allora non l’ho più sentito”.
Il processo è stato aggiornato al 7 settembre per l’audizione dell’ultimo teste e l’esame dell’imputato.