“Il collega mi è venuto addosso con l’auto e ho dovuto sterzare per evitarlo”, accusa un tassista. “Falso, quel giorno non l’ho mai incrociato”, replica l’altro. I protagonisti di questo ‘Taxi driver’ in salsa cuneese sono due conducenti con regolare licenza, tra i quali - per usare un eufemismo - non corre buon sangue.
Nulla di trascendentale, se non fosse che il tribunale di Cuneo ha rinviato a giudizio uno dei due, un 56enne residente a Frabosa Sottana, per tre diverse imputazioni di violenza privata e minaccia. Tutti e tre i fatti contestati risalgono all’ottobre del 2018: l’episodio più grave è il tentato speronamento che sarebbe avvenuto in corso Kennedy, proprio nelle vicinanze della Questura.
L’episodio descritto dalla parte offesa nella scorsa udienza è stato confermato dalla passeggera che si trovava in auto con lui in quel momento: “Ho preso il taxi davanti alla stazione ferroviaria, a circa duecento metri dalla Questura il mio autista ha sterzato in maniera brusca per evitare un altro taxi che arrivava dal lato opposto di corso Kennedy e aveva invaso la nostra corsia”.
La donna non aveva visto in faccia il pirata della strada, ma il tassista che l’accompagnava le aveva detto di sapere bene di chi si trattasse e che lo avrebbe denunciato poiché “non era la prima volta che lo faceva”. La querela presentata contro il collega L.B. include anche altre due presunte intimidazioni: la prima volta, l’imputato gli si sarebbe affiancato in macchina mimando il gesto del taglio della gola. In un’altra occasione, si sarebbe invece avvicinato esclamando “io di notte ti affianco e ti spacco, tanto prima o poi ti becco”.
L.B., dal canto suo, ha respinto qualsiasi addebito: “Non l’ho mai minacciato e non avevo contatti con lui già dal maggio di quell’anno. Ho addirittura cambiato numero di telefono perché non mi potesse rintracciare”. Riguardo allo speronamento, il tassista ha affermato di avere incontrato il suo collega solo nei pressi della stazione e di non averlo mai incrociato in corso Kennedy quel giorno: “I tracciati delle nostre auto restano sul Gps, ma quando ho chiesto al Comune il mio itinerario mi hanno risposto che l’avevano cancellato, perché era già passato troppo tempo”.
L’imputato non ha comunque negato di avere profondi motivi di risentimento nei confronti di chi l’ha denunciato, e ne spiegato le ragioni al giudice: “Va in giro quando è fuori servizio, più di una volta l’ho visto caricare clienti con l’auto di sua moglie. Lo sanno anche i miei colleghi, ma non vogliono parlare”.
La parola finale sul caso arriverà il prossimo 5 febbraio, dopo la discussione delle parti.