CUNEO - Cuneo, l’“abusivo” di via Cavallotti denuncia per furto il padre dell’ex padrone di casa

Il processo, conclusosi con un’assoluzione, nasceva dalla querela presentata da Dainet Cruz, protagonista dell’aggressione alla troupe di “Fuori dal Coro”

in foto: lo sgombero dell'abitazione in via Cavallotti

a.c. 10/06/2022 17:30

L’ormai nota vicenda della coppia di inquilini morosi di via Felice Cavallotti a Cuneo, protagonisti di un’aggressione alla troupe della trasmissione tv “Fuori dal Coro” di Rete Quattro, ha avuto stamani una “coda” ulteriore nelle aule di giustizia.
 
Questa volta però ad essere accusati non erano i due giovani (condannati nel marzo scorso, in primo grado, per lesioni, violenza privata e minacce), bensì il padre del loro ex padrone di casa. L’uomo, un pensionato 65enne residente a Cervasca, era stato denunciato per furto nel marzo del 2021, circa un mese prima del violento diverbio con la giornalista Carmela La Gatta e i suoi collaboratori, poi mandato in onda nel programma di Mario Giordano. Dainet Cruz, compagno della locataria dell’alloggio in via Cavallotti 33, aveva consegnato ai carabinieri sopraggiunti nell’abitazione la carta d’identità del 65enne. Sosteneva di averla trovata sul pianerottolo della casa, messa a soqquadro dai ladri: “Non c’erano segni di effrazione. L’appartamento era devastato, specie il bagno, ma sul momento non si è parlato di denaro né di oggetti sottratti” ha spiegato il brigadiere Dennis Re. In sede di querela, più tardi, Cruz avrebbe denunciato la sottrazione di 2400 euro.
 
Il ritrovamento del documento ha indotto la Procura a chiedere il rinvio a giudizio del pensionato. In aula l’accusato si è presentato per rendere la propria versione dei fatti: “Mio figlio mi aveva chiesto di andare ogni tanto a controllare, soprattutto perché c’erano screzi con la vicina a causa del comportamento di Cruz. Io però non avevo non avevo le chiavi dell’alloggio e non so come il mio documento sia finito lì”. Proprio nel pomeriggio del giorno del presunto furto, ha ammesso, era stato in quel condominio: “Ero da solo e non ho incontrato nessuno. Ho fatto solo un giro rapido perché avevo paura dell’inquilino. Più tardi in quella stessa sera mi sono accorto di aver smarrito il documento”. Il giorno successivo, verso l’ora di pranzo, l’inquilino si sarebbe presentato a casa sua a Cervasca: “Chiedeva di entrare a parlare con mio figlio, aveva una carta d’identità in mano. Diceva anche di avere una pistola e urlava minacce come ‘adesso ammazzo tutti, tanto sono amico della polizia’”.
 
Il figlio dell’imputato, nonché proprietario dell’appartamento, ha confermato di aver assistito alla scena dall’interno della sua abitazione. In veste di testimone ha inoltre ricostruito la genesi dei suoi rapporti burrascosi con la coppia affittuaria: “Tramite un’agenzia immobiliare avevo stipulato il contratto con lei, lui è venuto dopo. Già dal settembre precedente l’inquilina non pagava più l’affitto e l’agenzia aveva lamentato atteggiamenti scorretti e minacciosi da parte loro. Dalla vicina di casa invece ricevevo varie chiamate al giorno, denunciava perfino minacce fisiche e il fatto che Cruz avesse staccato una telecamera. Solo a fine aprile, dopo l’intervento di Fuori dal Coro, siamo riusciti a rientrare in casa: era tutto distrutto”. L’amministratore di condominio ha riferito di aver ricevuto a sua volta minacce dal compagno dell’inquilina, a causa di un grosso debito nelle spese condominiali che ora sta saldando il padrone di casa.
 
“Gli indizi sono la presenza della carta d’identità e il fatto che vi fosse un possibile movente, il debito cronico nei confronti del locatore” ha riepilogato il pubblico ministero Alessandro Borgotallo: “Questi indizi, tuttavia, non costituiscono elementi di prova certi. È l’autore della denuncia che sostiene di aver rinvenuto il documento e lo fornisce ai carabinieri. Quanto alla denuncia dell’ammanco, non si può dimostrare che i soldi fossero in casa e Cruz non ne ha fatto menzione alla pattuglia”. Nei confronti dell’imputato è stata quindi formulata dalla pubblica accusa una richiesta assolutoria, pur con formula dubitativa. L’avvocato Davide Calvi, difensore dell’imputato, ha rimarcato come “gli stessi carabinieri nutrivano dubbi sulla veridicità della denuncia: possibile che una famiglia che non riusciva a pagare un canone di locazione di poche centinaia di euro non si accorgesse della scomparsa di 2400 euro?”. Quanto alla devastazione dei sanitari, ha aggiunto, “assurdo pensare che l’imputato abbia voluto distruggere il bagno di casa, considerando che era di proprietà di suo figlio”.
 
Il giudice Sandro Cavallo ha infine assolto il pensionato con formula ampia.

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