“Tu sei obbligata ad assicurarmi il lavoro, ho un alloggio da mantenere. Non puoi lasciarmi a casa così”: secondo G.S., 49enne ex titolare del bar My Way di Confreria, sarebbero state queste le parole che l’aiuto cuoco M.G. le avrebbe rivolto, sventolandole davanti al viso un grosso coltello, durante una discussione avvenuta nella cucina del locale nel novembre 2017.
A motivare il gesto inconsulto, secondo la donna, la notizia che il bar di cui era dipendente da due anni e mezzo avrebbe chiuso i battenti a fine anno. L’alterco avrebbe anche provocato lo svenimento della datrice di lavoro, già molto provata dal fatto che solo il giorno prima suo figlio era rimasto vittima di un brutto incidente stradale e si trovava ricoverato in ospedale.
La versione fornita davanti al tribunale di Cuneo da M.G., oggi 31enne, è invece molto differente da quella che hanno raccontato in aula la signora e suo marito G.M.: non ci sarebbe stata nessuna lite violenta riguardo alla sua sorte lavorativa, anzi il giovane si sarebbe limitato a informare la coppia della sua intenzione di rivolgersi ai sindacati per ottenere il pagamento di alcuni compensi mai saldati, e avrebbe poi continuato a svolgere le normali attività in cucina. Dopo aver cercato di farlo desistere dal proposito annunciato, il marito della titolare sarebbe rientrato nel locale accusandolo ad alta voce di aver minacciato la moglie con un coltello. L’aiuto cuoco a quel punto avrebbe abbandonato la cucina e chiamato la Polizia.
“Già il giorno prima avevo scritto un messaggio al figlio di G.S., il vero gestore del bar, ringraziandolo addirittura per il preavviso che mi avevano dato” ha dichiarato l’imputato al giudice: “Quando però gli ho ricordato che mi dovevano ancora dei soldi, lui mi ha bloccato su Whatsapp: solo di questo ho discusso con i suoi genitori, preannunciando che il giorno stesso avrei agito per ottenere ciò che mi spettava”.
Il marito di G.S. lo avrebbe allora minacciato di “rovinargli la vita per sempre” se si fosse rivolto a un sindacato. Ancora dopo l’arrivo dei poliziotti, secondo la testimonianza dell'imputato, l’uomo avrebbe cercato di farlo tornare sui suoi passi, avvertendolo che se avesse intentato una causa di lavoro sarebbe stato denunciato per minacce. Il procedimento davanti al giudice del lavoro è comunque stato avviato e M.G. sostiene fra l’altro di aver sempre ricevuto parte dei pagamenti in nero e di aver svolto mansioni che esulavano dal suo contratto (pur avendo un part time avrebbe coperto orari giornalieri ben più lunghi).
Anche sul malore denunciato dalla proprietaria del bar, poi soccorsa dal 118, le versioni divergono: l’aiuto cuoco sostiene infatti che la donna sia rimasta cosciente almeno finché lui era in cucina. L’altra barista che si trovava in quel momento nel locale ha riferito di non essersi accorta di nessuna discussione nella stanza attigua e di aver visto M.G. accomodarsi a un tavolino dopo essere uscito dalla cucina, fino all’arrivo delle forze dell’ordine che aveva chiamato su consiglio del padre della sua fidanzata, ex comandante della stazione Carabinieri di Villafalletto.
Sarà proprio uno degli agenti intervenuti sul posto a testimoniare nella prossima udienza, prevista per il 17 ottobre.