Sono stati assolti dal Tribunale di Cuneo i tre uomini indagati per sfruttamento della prostituzione in seguito a un procedimento del 2012 che aveva coinvolto anche un ex collaboratore di giustizia residente in città.
Le indagini erano partite il 16 agosto 2012 da un intervento degli agenti della Questura di Cuneo, chiamati a sedare una violenta lite tra una brasiliana e un italiano in un’abitazione del capoluogo. La donna in quell’occasione dichiarò che D.B.F., presente sul posto, ne sfruttava l’attività come prostituta insieme a un altro uomo.
Quest’ultimo è risultato essere B.M., collaboratore di giustizia, che si trovava in quel periodo inserito in un programma di protezione testimoni. Il pregiudicato aveva smentito la versione della donna affermando di averla contattata agli inizi di giugno quando lei risiedeva a Verona, poi invitata a Cuneo e allontanata in seguito dopo aver scoperto che esercitava la professione di escort.
A conferma di questa versione la difesa adduce il fatto che l’uomo avesse ottenuto già in maggio la capitalizzazione (cioè la ‘buonuscita’ concessa dallo Stato ai pentiti) per un ammontare di circa 90mila euro e che avesse quindi ampie disponibilità economiche in quel momento. In aggiunta a questo, tutti i reati contestatigli risalivano a prima degli anni Duemila e in seguito alla scelta di collaborare con la giustizia l’uomo aveva già da allora interrotto i suoi contatti criminosi.
Diversa la versione dell’accusa, secondo la quale B.M. avrebbe individuato nello sfruttamento della prostituzione un’ottima fonte alternativa di entrate in combutta con il cuneese D.B.F., che il pm definisce “un soggetto alla continua ricerca di occasioni di guadagno e senza alcuna remora morale”. Insieme ai due, dalle intercettazioni la squadra Mobile aveva individuato un terzo soggetto coinvolto nel giro di sfruttamento, V.F., che oltre a ospitare in appartamenti di sua proprietà due transessuali brasiliani si sarebbe incaricato tramite D.B.F di “mettere a punto una rotazione della ‘carne umana’ sul mercato”.
Le difese dei tre imputati hanno sostenuto per contro come nonostante gli episodi collaterali il quadro probatorio, costituito in sostanza dalle dichiarazioni rese dalla donna e dalle intercettazioni, fosse insufficiente a dimostrare che nel periodo trascorso a Cuneo la brasiliana avesse effettivamente esercitato la professione di prostituta e che questa sua attività procurasse un guadagno anche agli accusati.
Un’ipotesi che ha accolto anche il tribunale, assolvendo i tre imputati dalle accuse per cui il pm aveva chiesto pene tra i due e gli otto anni.