È di quindici anni e due mesi la pena complessiva inflitta dal gup di Cuneo a Francesco Borgheresi, l’assassino reo confesso di Mihaela Apostolides.
Il 22 maggio dello scorso anno l’allora 42enne militare, originario di Firenze, uccise la 44enne rumena a colpi di pistola nel parcheggio dell’ipermercato Auchan di Cuneo. La vittima, madre di una figlia, era in Italia da quasi vent’anni e aveva abitato prima a Saluzzo e poi a Cuneo, in via Savona. Aveva conosciuto Borgheresi nel periodo in cui lavorava in un locale notturno a Verzuolo. L’uomo, in quel periodo di stanza a Pinerolo come caporalmaggiore degli alpini, si era infatuato di lei e aveva cercato di instaurare una relazione. Agli inquirenti, per giustificare il suo gesto, aveva parlato di continui prestiti di denaro (ultimo, un bonifico da 20mila euro) e anche della sua gelosia nei confronti di un presunto amante dell’amica.
Nel pomeriggio del delitto i due erano andati assieme a fare spesa. Una volta rientrati in auto Borgheresi aveva impugnato la pistola ed esploso quattro colpi al petto della donna. Era stato lui stesso, in seguito, ad avvisare le forze dell’ordine con una telefonata: alcuni agenti della Digos l’avevano trovato in stato confusionale mentre si aggirava nel parcheggio.
A carico dell’omicida reo confesso la Procura, rappresentata dai sostituti procuratori Alberto Braghin e Marinella Pittaluga, aveva chiesto una condanna a vent’anni di carcere al termine del procedimento svoltosi con rito abbreviato. A Borgheresi era contestata anche l’aggravante del “codice rosso” che dal 2019 prevede un inasprimento di pena per le violenze di genere. Oltre che dell’omicidio, per il quale il gup Cristiana Gaveglio ha inflitto all’imputato una condanna a 14 anni di carcere, il militare doveva rispondere anche di porto illegale d’arma da fuoco, accusa per la quale è stato condannato a un anno e due mesi e a 2mila euro di multa. Il giudice ha ritenuto le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante.
In separato giudizio l’autore del delitto dovrà risarcire le parti civili, due sorelle della Apostolides, costituitesi con l’avvocato Alberto Crosetto. Si è detta molto soddisfatta dall’esito del processo il legale di Borgheresi, Beatrice Rinaudo, che aveva chiesto una perizia psichiatrica a carico del suo assistito ritenendo che le violenze da lui subite nell’infanzia (Borgheresi è stato uno dei
bambini abusati nella comunità del Forteto) ne avessero pregiudicato la capacità di intendere e di volere.
“Una sentenza che riteniamo equa, ma molto probabilmente presenteremo appello perché riteniamo sia giusto valorizzare alcuni aspetti della vicenda” ha commentato l’avvocato.